Intorno al 1100 non nascevano sol­tanto poemi e leggende cavallere­sche, ma venivano effettivamente compiute delle imprese straordinarie. Basti pensare alle eroiche gesta nella Spagna nel tentativo dei cristiani di strappare ai musulmani qualche cit­tà, oppure alla conquista della Sicilia da parte del conte Ruggero e del duca Roberto il Guiscardo. Questa secon­da impresa lasciò felicemente sorpre­si i contemporanei, tanto che Urbano II concesse loro privilegi che si ri­fiutava ostinatamente di concedere persino all’imperatore.
Fatti storici dunque, ma con sapo­re di leggenda epica. E sotto que­sto aspetto, più che con Modena, il confronto va fatto con la Cattedra­le di S. Pietro ad Angoulème. Giun­ta la notizia che nel 1118 i cristia­ni avevano riconquistato Saragozza, l’entusiasmo afferrò anche lo scul­tore che vi lavorava e subito deci­se di raffigurare la Canzone di Or­lando, con l’arcivescovo Turpin e il gigante Abime, nonché il duello di Orlando contro il re Marsilio, che era rimasto ucciso proprio sotto le mura di Saragozza.
Tra l’analogia figurativa con i cava­lieri della Tavola Rotonda di Mode­na e l’analogia storica di Saragoz­za e Angoulème con la riconqui­sta cristiana di una città musulma­na, sembra che quest’ultima sia da preferirsi.
Esattamente venti anni prima della riconquista cristiana di Saragozza (1118), con un’abilità pari all’eroi­smo il signore di Bari Boemondo si era impadronito della città di An­tiochia (1098). Fu la più importan­te vittoria cristiana della Prima Crociata, e Boemondo volle ringraziare S. Nicola inviando alla Basilica la splendida tenda del condottiero sa­raceno Kerbogha. Come si sa, Boe-mondo scrisse allora una lettera ad Urbano II invitandolo ad Antiochia per governare religiosamente la cit­tà. La lettera, firmata da tutti i con­dottieri crociati, non ebbe l’esito sperato. Ma, anche se non andò di persona nella città conquistata da Boemondo, Urbano II volle tenere nel mese di ottobre un concilio pro­prio a Bari, la città del grande con­quistatore normanno. Per l’occasio­ne fu realizzata la cattedra dell’Aba­te Elia, ed è probabile che all’esito religioso della grande assemblea fa­cesse eco l’inizio dei lavori alla Por­ta dei Leoni per commemorare la storica impresa di Boemondo.
E’ vero che Boemondo non ebbe can­tori come Artù (a parte la Gerusa­lemme liberata di Torquato Tasso) o come Orlando, ma la sua impresa fece ugualmente grande scalpore. E rinomate furono le gesta di Tan­credi, suo nipote, che per primo fis­sò il vessillo cristiano sulle mura di Gerusalemme l’anno dopo. Le pro­babilità che l’archivolto della Por­ta dei Leoni raffiguri la riconquista di Antiochia crescono ulteriormente se l’arcaicità bizantineggiante degli animali mostruosi e fantastici sug­gerisse la data del 1100-1102 come datazione dell’intera opera. Infatti, quegli anni sono un po’ troppo pre­coci per l’arrivo in Puglia della leg­genda dei cavalieri della Tavola Ro­tonda.