Le testimonianze artistiche di valore
Nel mondo vi sono bellissime chiese dedicate al Santo di Mira. Nonostante però il fascino straordinario che emana da queste chiese, una più bella dell’altra, la Basilica di San Nicola di Bari forse le supera tutte. Non fosse altro perché il devoto nell’entrare è consapevole di mettere piede non soltanto in un capolavoro dell’arte romanica, ma nel luogo ove riposano i resti del celebre vescovo di Mira, vissuto 1700 anni fa, ma ancora invocato da bambini, da fanciulle, da carcerati, marinai, commercianti e contadini. 
La Basilica di San Nicola presenta un corredo scultoreo di altissimo livello. Per rendersene conto basta confrontare i pezzi nicolaiani con quelli analoghi di altre cattedrali. Il Portale dei Leoni della fiancata nord con la sua scena cavalleresca è decisamente superiore all’analoga scena del portale del duomo di Modena (ove aveva lavorato il celebre Wiligelmo). I capitelli sia della cripta che del ciborio, pur di mano diversa, sono di elevata qualità. Capolavoro scultoreo di assoluto valore è la Cattedra dell’abate Elia, realizzata in occasione del concilio di Bari del 1098, come afferma l’autorevole Anonimo Barese. La parte superiore risente degli influssi bizantini tanto che ha fatto pensare (Schettini) che potesse trattarsi del seggio del Catepano. A reggere la sedia sono tre telamoni di cui i laterali sono degli schiavi saraceni piegati dal peso in uno sforzo possente che si trasmette nella smorfia di rabbia e dolore sui loro volti. Quasi in contrasto col passato bizantino (in cui prevale il senso del trascendente), la potente espressione dei volti preannuncia qui l’umanesimo.
Belle e di valore sono anche le pitture presenti nella Basilica. Dall’affresco più antico della Crocifissione realizzato nel 1304, al Trittico di Andrea Rizo da Candia, alla Pala del Vivarini per giungere al capolavoro dell’icona di Uroš III Decianski.