mausoleo di Bona Sforza

L’alterazione più notevole avvenuta nella Basilica nel XVI secolo fu l’inserimento nell’abside centrale della chiesa superiore del mausoleo di Bona Sforza (1494-1557). Nata a Vigevano nel 1494, ed educata nel castello di Bari, Bona divenne nel 1517 regina di Polonia, moglie del re Sigismondo I il Vecchio. Gli storici polacchi vicini alla nobiltà (che Bona sempre combatté) diffusero la cosiddetta Leggenda Nera, secondo la quale Bona era una donna avida e senza scrupoli. In realtà, Bona fu una donna che sembrava nata per regnare, facendo vivere alla Polonia l’epoca d’oro che precedette l’era del figlio Sigismondo II Augusto. Le principali riforme che gli storici polacchi attribuirono al figlio, in realtà fu lei a farle. 
Impresse alla vita sociale polacca delle svolte fondamentali nel campo del diritto, della libertà religiosa e delle riforme agrarie, specialmente nei suoi feudi della Russia occidentale. Sospettata di aver fatto avvelenare le nuore, fu dal figlio estromessa dal potere (1548). Tornò a Bari nel 1556, andando ad abitare nel castello, ove morì nel 1557.
Fu sepolta in Cattedrale, ma più tardi nel 1589 la regina Anna, sua figlia, riuscì ad ottenere dal pontefice il trasferimento in S. Nicola. Quindi incaricò i suoi internunzi a Napoli di realizzare il mausoleo. Il progetto generale fu ideato dal polacco Tommaso Treter (attivo a Ro­ma), mentre le sculture furono realizzate da Andrea Sarti di Carrara, Francesco Zagarella e Francesco Bernucci. Anche se non di elevate qualità artistiche, il Sarti era uno degli scultori più richiesti del regno di Napoli. Il complesso fu trasportato a Bari e fu collocato nell’abside centrale. Bona, in età avanzata, è ritratta mentre prega in ginocchio. I due vescovi sono S. Ni­cola, patrono di Bari, e S. Stanislao, patrono della Polonia. Le due allegorie femminili reggono lo stemma del regno di Polonia (a sinistra) e del ducato di Bari (a destra).
L’epigrafe latina sul marmo nero dice: A Dio Ottimo Massimo. In memoria di Bona, regina di Polonia, - moglie dilettissima di Sigismondo I, potentissimo re di Polonia, granduca di Lituania, Russia, Prussia, Masovia e Samogizia, - duchessa di Bari, principessa di Rossano, la quale, figlia di Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano, e di Isabella d’Aragona, illustrò con le sue altissime doti lo splendore della stirpe di Alfonso II re di Napoli nonché la dignità della regia Maestà, questo monumento della pietà pose per la madre amatissima Anna Jagiellona, regina di Polonia, moglie di Stefano I, dopo aver sepolto i re, suo padre, suo fratello e suo marito, e le tre sorelle, fornendo anche la dote per messe perpetue di suffragio nell’anno del Signore 1593. Visse 65 anni, sette mesi e dieci giorni.
 
Nel 1594 l’artista lucchese Orazio Vannucci cominciò ad affrescare la parete absidale, ove trovò posto anche l’altorilievo della Risurrezione (ora nel transetto di destra).
All’altezza del finestrone absidale, nella parte esterna il Vannucci dipinse S. Casimiro Jagiellone (sinistra) e S. Edvige di Slesia (destra). I corrispondenti ovali superiori raffiguravano S. Stanislao Kostka e S. Luigi Gonzaga. Lateralmente al finestrone dello Spirito Santo (ma internamente rispetto ai precedenti affreschi) v’erano S. Pietro e S. Paolo, con al di so­pra gli stemmi di Bona Sforza e Sigismondo il Vecchio.
Nel complesso sottostante, all’altezza della statua di Bona, erano affrescati i ritratti dinastici di Anna Jagiellona e di Sigismondo III Waza, mentre ai lati del rilievo della Risurrezione c’erano Maria Ludovica Gonzaga e Giovanni Casimiro IV.
Nel 1928 tutta la decorazione inneggiante alla casa regale di Polonia fu distrutta come non corrispondente allo stile della chiesa. Per il mausoleo di Bona fu proposto il trasferimento al castello (Calzecchi) o in una parete laterale del transetto (Nitti di Vito), ma poi il senso della storia prevalse sulle preoccupazioni artistico-liturgiche.