La vita
Scrivere la Vita di San Nicola non è impresa facile perché di scritti a lui coevi (prima metà del IV secolo) ce n’è uno solo, la Praxis de stratelatis. Molti studiosi, seguendo Gustav Anrich e Hippolyte Delehaye, hanno datato questa Praxis al VI secolo, ma elementi interni ed esterni portano a datarla alla prima metà del IV con sviluppi redazionali nel V.
La sua presenza al concilio di Nicea del 325 è attestata in una lista del 515 circa ed una del 713 dC (oltre ad altre quattro più tardive). Gli altri episodi sono narrati nella Vita del Santo scritta da Michele Archimandrita tra l’VIII e i primi del IX secolo. L’autore, noto solo per questo scritto, si rifà chiaramente a varie tradizioni della città di Mira, per cui va preso con cautela.
Trattandosi della città di cui fu vescovo Nicola all’epoca di Costantino (306-337), certamente queste tradizioni conservano vari elementi storici, ma allo stesso tempo non poche rielaborazioni prodotte dalla fantasia popolare. Gli scritti successivi a Michele Archimandrita, quali gli encomi, i canoni, le Vite di Metodio, Giovanni Diacono, Simeone Metafraste, Othloh, Jacopo da Varagine e così via non portano alcun contributo alla conoscenza storica del nostro Santo.
E’ superfluo aggiungere che in questa Vita di San Nicola non compare alcun episodio tratto dalla Vita di Nicola di Sion, un monaco della Licia che divenne vescovo di Pinara nel VI secolo. Se in passato l’assenza di senso critico ha permesso la fusione delle due Vite, oggi la cosa non è più accettabile, perché nel frattempo sono stati scoperti vari codici a sé stanti della Vita di questo monaco. Senza dire che tale confusione ha pesato in modo tanto decisivo quanto negativo sulla critica intorno alla storicità di San Nicola.
La sua presenza al concilio di Nicea del 325 è attestata in una lista del 515 circa ed una del 713 dC (oltre ad altre quattro più tardive). Gli altri episodi sono narrati nella Vita del Santo scritta da Michele Archimandrita tra l’VIII e i primi del IX secolo. L’autore, noto solo per questo scritto, si rifà chiaramente a varie tradizioni della città di Mira, per cui va preso con cautela.
Trattandosi della città di cui fu vescovo Nicola all’epoca di Costantino (306-337), certamente queste tradizioni conservano vari elementi storici, ma allo stesso tempo non poche rielaborazioni prodotte dalla fantasia popolare. Gli scritti successivi a Michele Archimandrita, quali gli encomi, i canoni, le Vite di Metodio, Giovanni Diacono, Simeone Metafraste, Othloh, Jacopo da Varagine e così via non portano alcun contributo alla conoscenza storica del nostro Santo.
E’ superfluo aggiungere che in questa Vita di San Nicola non compare alcun episodio tratto dalla Vita di Nicola di Sion, un monaco della Licia che divenne vescovo di Pinara nel VI secolo. Se in passato l’assenza di senso critico ha permesso la fusione delle due Vite, oggi la cosa non è più accettabile, perché nel frattempo sono stati scoperti vari codici a sé stanti della Vita di questo monaco. Senza dire che tale confusione ha pesato in modo tanto decisivo quanto negativo sulla critica intorno alla storicità di San Nicola.