La cappella delle reliquie
La Cappella delle reliquie (o del SS. Sacramento) è stata creata a seguito della nascita del Museo Nicolaiano, che ha ospitato tutti i preziosi della ex Sala del Tesoro (ad eccezione appunto dei reliquiari contenenti ancora la reliquia). È un angolo della chiesa in cui non sono previste normalmente le visite, ma è riservato alla preghiera personale.
Destinata a cappella cimiteriale dei canonici nel XII secolo (le relative epigrafi del 1188 si trovano nel Museo), è stata poi dedicata ai santi Pietro e Paolo. Un passaggio in alto sulla destra immetteva nel palazzo priorale. I dipinti ovali in alto raffigurano appunto molti di questi priori (superiori di un capitolo di canonici e non di un Ordine religioso) che ressero la chiesa fino al tempo in cui (1951) i canonici furono sostituiti da una comunità domenicana.
Le più preziose reliquie conservate in Basilica provengono da due fonti principali: il passaggio di crociati e pellegrini da e per la Terra Santa (1096-1102), e la munificenza di re Carlo II d’Angiò (1285-1309).
Nella cappella in questione le reliquie sono collocate in grandi vetrine lungo la parete frontale.
Vetrina di sinistra
La vetrina di sinistra espone la reliquia di S. Tommaso Apostolo (freccia nella mano destra), mentre nella base c’è una reliquia della Maddalena. Con quella di S. Vincenzo Martire (braccio nudo) questa di S. Tommaso è la più antica documentata in Basilica, avendo nel 1102 lasciato una relazione il maggiore scrittore barese del tempo, Giovanni Arcidiacono. Probabilmente all’epoca delle crociate risale anche la reliquia di S. Giacomo Minore (bastone nodoso nella mano sinistra e reliquia di S. Placido nella base). Di epoca angioina (1266-1442) sembrano essere invece le reliquie di S. Lorenzo (graticola), S. Biagio (mitria e libro), S. Sisto (palma d’oro nella sinistra), il dente della Maddalena (nell’ampolla originale), S. Lucia (reliquiario piccolo tondo) e il Velo della Vergine (reliquiario piccolo ovale).
Vetrina di destra
La vetrina di destra pone in mostra la reliquia di S. Gregorio Magno (con la tiara e la croce a tre bracci). Segue una reliquia che nei secoli godette di una eccezionale venerazione: la sacra. Donata da Carlo II d’Angiò (1301) nel contesto della donazione delle reliquie della Passione del Signore, ha sempre attirato la devozione dei fedeli, anche per il tradizionale miracolo a cui era legata: quando il venerdì santo cade nel giorno dell’Annunciazione la punta sanguina. A fianco in alto c’è il tempietto di S. Sebastiano, che però originariamente era un ostensorio. Infatti in cima c’è un angioletto con la scritta: Corpus Domini.
Ancora alla vicenda della Passione del Signore sono legate le reliquie della sacra Spugna (cubo con cupoletta) e di S. Longino (palma d’oro nella destra), il centurione che trafisse il costato di Gesù in croce. Viene quindi la reliquia di S. Urbano papa (palma d’argento nella sinistra), e chiude una delle più significative, quella di S. Giacomo Maggiore. Quest’ultima reliquia creava un nesso ideale col santuario più famoso d’Europa dal punto di vista dei pellegrinaggi: S. Giacomo di Compostella. Come in quel celebre santuario c’è un altare dedicato a S. Nicola, così nel santuario barese i pellegrini, vedendo questa destra con la canna, tramite le conchiglie nella base pensavano immediatamente a S. Giacomo maggiore.
Candelieri di cristalli
I candelieri di cristallo di rocca di finissima fattura (fig. 82) fanno parte della donazione angioina del 1296. Rappresentano pertanto uno degli esempi più antichi esistenti in Italia.
La cassetta della traslazione
La cassetta delle reliquie fu preparata subito dopo che i baresi presero il largo dopo aver trafugato le reliquie del Santo. Fu realizzata secondo le forme dei contenitori in cui i marinai conservavano il cibo. Giunti a S. Giorgio a 4 miglia da Bari, ne prepararono un’altra ricca di stoffe comprate ad Antiochia. I tre inventari del XIV secolo non la menzionano fra gli oggetti preziosi e non è chiaro ove fosse custodita. Solo nel XVI secolo cominciò ad attirare l’attenzione e ad essere documentata. La cassa che le conteneva anticamente fu rifatta nel 1659 su iniziativa di don Pedro de Varays. Nel 1887 però i resti lignei furono estratti per essere deposti in un’urna di cristallo che ne permettesse la visione al pubblico. Recentemente un pezzettino è stato portato nello spazio da astronauti russi, i quali metà l’hanno lasciato nella cappella della Città delle Stelle, e l’altra metà ne hanno fatto dono alla Basilica.
Destinata a cappella cimiteriale dei canonici nel XII secolo (le relative epigrafi del 1188 si trovano nel Museo), è stata poi dedicata ai santi Pietro e Paolo. Un passaggio in alto sulla destra immetteva nel palazzo priorale. I dipinti ovali in alto raffigurano appunto molti di questi priori (superiori di un capitolo di canonici e non di un Ordine religioso) che ressero la chiesa fino al tempo in cui (1951) i canonici furono sostituiti da una comunità domenicana.
Le più preziose reliquie conservate in Basilica provengono da due fonti principali: il passaggio di crociati e pellegrini da e per la Terra Santa (1096-1102), e la munificenza di re Carlo II d’Angiò (1285-1309).
Nella cappella in questione le reliquie sono collocate in grandi vetrine lungo la parete frontale.
Vetrina di sinistra
La vetrina di sinistra espone la reliquia di S. Tommaso Apostolo (freccia nella mano destra), mentre nella base c’è una reliquia della Maddalena. Con quella di S. Vincenzo Martire (braccio nudo) questa di S. Tommaso è la più antica documentata in Basilica, avendo nel 1102 lasciato una relazione il maggiore scrittore barese del tempo, Giovanni Arcidiacono. Probabilmente all’epoca delle crociate risale anche la reliquia di S. Giacomo Minore (bastone nodoso nella mano sinistra e reliquia di S. Placido nella base). Di epoca angioina (1266-1442) sembrano essere invece le reliquie di S. Lorenzo (graticola), S. Biagio (mitria e libro), S. Sisto (palma d’oro nella sinistra), il dente della Maddalena (nell’ampolla originale), S. Lucia (reliquiario piccolo tondo) e il Velo della Vergine (reliquiario piccolo ovale).
Vetrina di destra
La vetrina di destra pone in mostra la reliquia di S. Gregorio Magno (con la tiara e la croce a tre bracci). Segue una reliquia che nei secoli godette di una eccezionale venerazione: la sacra. Donata da Carlo II d’Angiò (1301) nel contesto della donazione delle reliquie della Passione del Signore, ha sempre attirato la devozione dei fedeli, anche per il tradizionale miracolo a cui era legata: quando il venerdì santo cade nel giorno dell’Annunciazione la punta sanguina. A fianco in alto c’è il tempietto di S. Sebastiano, che però originariamente era un ostensorio. Infatti in cima c’è un angioletto con la scritta: Corpus Domini.
Ancora alla vicenda della Passione del Signore sono legate le reliquie della sacra Spugna (cubo con cupoletta) e di S. Longino (palma d’oro nella destra), il centurione che trafisse il costato di Gesù in croce. Viene quindi la reliquia di S. Urbano papa (palma d’argento nella sinistra), e chiude una delle più significative, quella di S. Giacomo Maggiore. Quest’ultima reliquia creava un nesso ideale col santuario più famoso d’Europa dal punto di vista dei pellegrinaggi: S. Giacomo di Compostella. Come in quel celebre santuario c’è un altare dedicato a S. Nicola, così nel santuario barese i pellegrini, vedendo questa destra con la canna, tramite le conchiglie nella base pensavano immediatamente a S. Giacomo maggiore.
Candelieri di cristalli
I candelieri di cristallo di rocca di finissima fattura (fig. 82) fanno parte della donazione angioina del 1296. Rappresentano pertanto uno degli esempi più antichi esistenti in Italia.
La cassetta della traslazione
La cassetta delle reliquie fu preparata subito dopo che i baresi presero il largo dopo aver trafugato le reliquie del Santo. Fu realizzata secondo le forme dei contenitori in cui i marinai conservavano il cibo. Giunti a S. Giorgio a 4 miglia da Bari, ne prepararono un’altra ricca di stoffe comprate ad Antiochia. I tre inventari del XIV secolo non la menzionano fra gli oggetti preziosi e non è chiaro ove fosse custodita. Solo nel XVI secolo cominciò ad attirare l’attenzione e ad essere documentata. La cassa che le conteneva anticamente fu rifatta nel 1659 su iniziativa di don Pedro de Varays. Nel 1887 però i resti lignei furono estratti per essere deposti in un’urna di cristallo che ne permettesse la visione al pubblico. Recentemente un pezzettino è stato portato nello spazio da astronauti russi, i quali metà l’hanno lasciato nella cappella della Città delle Stelle, e l’altra metà ne hanno fatto dono alla Basilica.