La Porta dei Leoni è la celebrazione di un grande avvenimento. Ecco perché lo scultore nicolaiano ha dedicato uno spazio ed un’attenzione meno rilevan­ti alle storie della Genesi (a confronto con Gislebertus di Autun) o alla raf­figurazione dei mesi (a paragone con Wiligelmo da Modena). Laddove egli li supera entrambi, come supera l’artista di Angoulème e di Pavia, è nel­la dinamicità della scena dei cavalieri all’attacco.
Quattro cavalieri a sinistra e quattro cavalieri a destra convergono a spron battuto verso il castello che si trova al centro in alto. Gli assediati non stanno ad attenderli. Due sono usciti verso si­nistra per contrastare l’attacco dei pri­mi quattro. Due sono usciti verso de­stra per contrastare l’attacco degli altri quattro. Dai merli della torre della cit­tà un difensore suona un lungo corno, mentre un altro chiama i cittadini a di­fendere le mura.
I primi due riquadri che poggiano  sull’architrave rappresentano due stra­ne sfingi. Quella sulla destra ha il cor­po leonino rivolto all’infuori come se si allontanasse dalla scena di guerra, ma la testa umana si volta indietro a guardare, mentre la coda termina con la testa di un animale. Anche la sfinge di sinistra sembra voler andare via, ma poi si volta a guardare indietro verso i cavalieri. La sua coda, invece di termi­nare con la testa di un animale, finisce con la testa di un uomo.
Quanto ai cavalieri, trattasi certa­mente di Normanni. I quattro di sini­stra corrono al galoppo lancia in resta. Quello in testa alla schiera, invece della lancia, porta la caratte­ristica bandiera normanna. I difenso­ri li affrontano spada in pugno e scudo sul fianco. I quattro cavalieri che ga­loppano da destra (sempre all’attacco del castello) portano lo scudo nella si­nistra e brandiscono la spada con la destra. I difensori questa volta invece della spada usano uno la lancia l’altro l’arco con la freccia pronta ad essere scoccata.