Dalla residenza del Catepano alla basilica nicolaiana

       La splendida e maestosa basilica romanica di San Nicola a Bari (Italia) non ebbe delle origini religiose come la maggior parte degli edifici ecclesiastici. Ma era un edificio civile, nel quale abitava il catepano bizantino. Questi era un qualcosa di mezzo fra il governatore dell’Italia bizantina ed il comandante militare. Dal 968, nel contesto delle riforme dell’imperatore Niceforo, Bari fu designata come residenza di questo rappresentante dell’imperatore. Cosa che si protrasse fino al 1071, quando la città dopo tre anni di assedio aprì le porte al conquistatore normanno Roberto il Guiscardo.
     Dato che i Normanni si muovevano piuttosto fra Salerno e Palermo, Bari perdette il ruolo di capitale, e con esso anche gran parte del commercio. Questo  stava entrando sempre più in crisi man mano che i musulmani occupavano l’Asia Minore. Quando nel 1085 anche la principale città partner commerciale, cioè Antiochia, cadde nelle mani dei musulmani, i baresi tentarono quel colpo di mano grazie al quale si impadronirono delle reliquie di San Nicola (che si trovavano appunto sulla loro normale rotta commerciale, cioè la costa meridionale di quella che oggi è la Turchia.
  
    La notizia dell’arrivo a Bari delle reliquie di S. Nicola la domenica 9 maggio 1087 si diffuse per l’Europa con una rapidità semplicemente eccezionale. Il tramite per la fulminea diffusione della notizia fu quello che oggi potremmo definire il Commonwealth normanno dell’epoca. L’antico ceppo vichingo che si era mosso dalla norvegia intorno al 900 si era ormai solidamente radicato nelle sue varie ramificazioni nella Russia prima, quindi nella Francia, e simultaneamente in Inghilterra (battaglia di Hastings 1066) e nell’Italia Meridionale (presa di Bari nel 1071), senza dire che anche il nerbo principale dell’esercito bizantino era normanno, del ramo dei Variaghi, come in Russia.     
     
     E’ difficile trovare una cronaca dell’epoca che non riporti al 1087 (talvolta con l’errore di qualche anno) l’arrivo a Bari delle reliquie di S. Nicola. Né poteva essere diversamente, essendo questo Santo, insieme a S. Giovanni e S. Giorgio, il più venerato sia in oriente che in occidente.
     Per Bari dunque cominciava un capitolo nuovo. Alla capitale bizantina succedeva la città di S. Nicola. Come la Leggenda franco-gerosolimitana sottolinea con un’immagine audace, Bari aveva un nuovo catepano, ben più potente del primo, S. Nicola.
      Dopo il drammatico contrasto fra il popolo che voleva una chiesa dedicata al Santo ove reporre le reliquie e l’arcivescovo che le voleva in cattedrale, finalmente tornò la pace ed entrambi affidarono all’abate benedettino Elia la costruzione della nuova Basilica. I lavori cominciarono con grande entusiasmo l’8 luglio e già nel settembre del 1089 la cripta, cioè la chiesa sotterranea ove avrebbero dovuto essere conservate le reliquie, era pronta.
    Approfittando della presenza a Melfi del papa Urbano II, sia l’abate Elia (che nel frattempo era succeduto ad Ursone come arcivescovo di bari) e sia il principe Boemondo lo invitarono. E così il  1º ottobre del 1089 il papa Urbano II era a Bari a reporre le reliquie sotto l’altare dove si trovano ancora oggi[1]. Trattasi della stessa tomba, come dimostrano le iscrizioni interne di Sikelgaita e di Goffredo, certamente la vedova del Guiscardo e probabilmente il conte di Conversano. Per l’occasione fu consacrato arcivescovo Elia, eletto dal popolo e dal clero nel mese di febbraio.
 
Le tracce principali del periodo di transizione bizantino-normanna sono:
  1. Mosaico retrostante all’altare maggiore (o ciborio), con il probabile monogramma di Allah (980 circa).Chiesa di S. Gregorio (990 circa)
  2. Iscrizione del 1013 del catepano Basilio Mesardonita sulla ristrutturazione della residenza catepanale.4. Pergamene con sigilli dei catepani bizantini
  3. Colonne della cripta
  4. Lastra dell’Angelo docente.
  5. Lastra del sarcofago di Basilio Mersiniota (1075)
  6. Pergamena (1175 circa) coi nomi dei marinai della traslazione
  7. Epigrafi dei marinai sulle pareti esterne (specie lato nord).  Nome della duchessa Sykelgaita all’interno della tomba di S. Nicola
 
[1] Cfr. G. Cioffari, 1089. La consacrazione della cripta di S. Nicola, in Nicolaus Studi Storici, 1991, fasc. 1, pp. 21-37.