Il romanico
Le prime rappresentazioni occidentali di S. Nicola generalmente risentono degli influssi bizantini. Esempi notevoli in questo senso sono
l'affresco (XII secolo) conservato nella Galleria Corsini di Roma, il mosaico della cappella di Tutti i Santi in Laterano e il mosaico in S. Marco a Venezia (XIII secolo). Non mancano però rappresentazioni del Santo in quell'antica espressione dell'arte italiana che va sotto il nome di romanico lombardo.
La presenza notevole del nostro santo in quest'arte fra XI e XII secolo è dovuta in gran parte alla diffusione dell'ordine cistercense, particolarmente devoto al Santo di Mira. Tuttavia le tracce pervenuteci relative a S. Nicola non sono molte, in quanto molti monasteri e chiese a lui dedicati hanno subìto rifacimenti tali da far dimenticare quasi la loro origine nicolaiana. Così ad esempio ben poco è rimasto nella domus S. Nicolai de Bellano degli Umiliati, nell'abbazia di S. Nicolò di Piona (1078, Colico) sul lago di Como, nella badia di S. Nicolò di Rodengo (1090), o a S. Nicolò di Figina (1107, Galbiate).
Tra le raffigurazioni più ispirate di S. Nicola nel romanico va considerato certamente il ciclo della cappella di S. Eldrado dell'abbazia di Novalesa, in provincia di Torino. Sorta nel 726, un secolo dopo questa abbazia ebbe nel santo abate Eldrado la sua guida. Ed è proprio nella cappella in suo onore (X-XI secolo) costruita fra verdi alberi che furono affrescate agli inizi del XII secolo scene della vita del Santo di Mira.
L'anonimo artista, il Maestro di S. Eldrado, è oggi riconosciuto come uno dei massimi rappresentanti del romanico lombardo. Inizialmente considerato sotto l'influsso dell'arte bizantina (A. Venturi), è stato poi (R. Longhi) inserito nell'arte romanica "allo stato puro" di timbro occidentale. La maggiore esperta di questi affreschi (C. Segre Montel) li ha accostato a quelli di S. Pietro a Civate e di S. Vincenzo a Galliano.
La vita di S. Eldrado è narrata nella prima campata, mentre quella di S. Nicola è raffigurata nella seconda. Entrambi i santi ritornano poinel catino absidale nella parte sottostante ad un Cristo in maestà affiancato da S. Michele e S. Gabriele.
Sulla parete destra è affrescato il miracolo dell'olio malefico di Diana che, donato dal demonio in veste di una devota pellegrina a dei naviganti, da S. Nicola viene fatto gettare in mare, provocando una tempesta sedata poi dallo stesso Santo. Su quella opposta c'è il vescovo Nicola che salva i tre innocenti dalla decapitazione.
Al centro della volta c'è un agnello, sotto al quale v'è la scena del piccolo Nicola che rifiuta il latte materno, mentre al di sopra c'è la miracolosa elezione a vescovo. Tra queste scene centrali e quella dell'olio malefico è affrescato l'episodio delle tre fanciulle (in realtà se ne vedono solo due a letto tristi), con S. Nicola che regge chiaramente un sacchetto di monete e ne getta alcune dalla finestra. Tra le scene centrali e quella della decapitazione evitata, invece, si trova il compimento dell'elezione a vescovo. Nicola è accompagnato da due personaggi a prendere posto su un seggio coperto da un cuscino.
l'affresco (XII secolo) conservato nella Galleria Corsini di Roma, il mosaico della cappella di Tutti i Santi in Laterano e il mosaico in S. Marco a Venezia (XIII secolo). Non mancano però rappresentazioni del Santo in quell'antica espressione dell'arte italiana che va sotto il nome di romanico lombardo.
La presenza notevole del nostro santo in quest'arte fra XI e XII secolo è dovuta in gran parte alla diffusione dell'ordine cistercense, particolarmente devoto al Santo di Mira. Tuttavia le tracce pervenuteci relative a S. Nicola non sono molte, in quanto molti monasteri e chiese a lui dedicati hanno subìto rifacimenti tali da far dimenticare quasi la loro origine nicolaiana. Così ad esempio ben poco è rimasto nella domus S. Nicolai de Bellano degli Umiliati, nell'abbazia di S. Nicolò di Piona (1078, Colico) sul lago di Como, nella badia di S. Nicolò di Rodengo (1090), o a S. Nicolò di Figina (1107, Galbiate).
Tra le raffigurazioni più ispirate di S. Nicola nel romanico va considerato certamente il ciclo della cappella di S. Eldrado dell'abbazia di Novalesa, in provincia di Torino. Sorta nel 726, un secolo dopo questa abbazia ebbe nel santo abate Eldrado la sua guida. Ed è proprio nella cappella in suo onore (X-XI secolo) costruita fra verdi alberi che furono affrescate agli inizi del XII secolo scene della vita del Santo di Mira.
L'anonimo artista, il Maestro di S. Eldrado, è oggi riconosciuto come uno dei massimi rappresentanti del romanico lombardo. Inizialmente considerato sotto l'influsso dell'arte bizantina (A. Venturi), è stato poi (R. Longhi) inserito nell'arte romanica "allo stato puro" di timbro occidentale. La maggiore esperta di questi affreschi (C. Segre Montel) li ha accostato a quelli di S. Pietro a Civate e di S. Vincenzo a Galliano.
La vita di S. Eldrado è narrata nella prima campata, mentre quella di S. Nicola è raffigurata nella seconda. Entrambi i santi ritornano poinel catino absidale nella parte sottostante ad un Cristo in maestà affiancato da S. Michele e S. Gabriele.
Sulla parete destra è affrescato il miracolo dell'olio malefico di Diana che, donato dal demonio in veste di una devota pellegrina a dei naviganti, da S. Nicola viene fatto gettare in mare, provocando una tempesta sedata poi dallo stesso Santo. Su quella opposta c'è il vescovo Nicola che salva i tre innocenti dalla decapitazione.
Al centro della volta c'è un agnello, sotto al quale v'è la scena del piccolo Nicola che rifiuta il latte materno, mentre al di sopra c'è la miracolosa elezione a vescovo. Tra queste scene centrali e quella dell'olio malefico è affrescato l'episodio delle tre fanciulle (in realtà se ne vedono solo due a letto tristi), con S. Nicola che regge chiaramente un sacchetto di monete e ne getta alcune dalla finestra. Tra le scene centrali e quella della decapitazione evitata, invece, si trova il compimento dell'elezione a vescovo. Nicola è accompagnato da due personaggi a prendere posto su un seggio coperto da un cuscino.