altri artisti del 400

Se, nell'ambito dell'iconografia nicolaiana, il Quattrocento è dominato dalle grandi figure di Gentile da Fabriano e di Beato Angelico, in maniera meno appariscente molti altri artisti, piccoli e grandi, si cimentarono con la raffigu­razione del nostro santo.
Il capolavoro di Spinello Parri (1387-1453), figlio di Spinello Aretino, è costituito proprio
dalle Scene della vita di S. Nicola per la chiesa di S. Domenico di Arezzo. Secondo uno stile, da alcuni definito "ultragotico", egli dipinse le Tre fanciulle come in pochi altri dipinti con questo soggetto, tutte protese cioè verso il gio­vane che sta per gettare le monete d'oro. No­tevole il movimento anche nella scena di S. Nicola che ferma il carnefice che sta per deca­pitare i tre innocenti.
Tommaso di Ser Giovanni Guidi, meglio no­to come Masaccio (1401-1428) si occupò del nostro nelle Storie dei Ss. Giuliano e Nicola, conservate allo Staatliches Museum di Berlino­Dahlem. Sembra però che a quest'opera di alta concezione abbia lavorato con lui Andrea di Giusto. Ricollegandosi a Giotto, Masaccio la­sciò alla tradizione fiorentina il retaggio di una nuova corporeità che avrebbe rivoluzionato la pittura quattrocentesca.
Niccolò di Pietro (attivo 1400-1430), pittore veneziano alla ricerca del realismo dopo la tra­dizione bizantina, dipinse fra l'altro i santi Pietro, Paolo, Lorenzo e Nicola di Bari, con­servato al museo civico di Pesaro. Un certo gu­sto gotico alquanto attardato si nota anche nel trittico di Gottardo Scotti (prima metà XV se­colo), al Museo Poldi Pezzoli di Milano, ove S. Nicola appare con Sebastiano a fianco alle sce­ne dell'Annunciazione e dell'Epifania.
Esponente del tardo gotico fiorentino, Lo­renzo di Nicolò Gerini dipinse verso il 1415 la scena di S. Nicola che libera tre innocenti dalla decapitazione (Pinacoteca Vaticana). La pre­senza di molti armati e il santo che afferra la spada con due mani creano un tono di dramma­ticità in un'atmosfera piuttosto statica.
Sensibile all'ambientazione architettonica è un dipinto di Lorenzo di Pietro, detto il Vec­chietta (1412-1480). Vi è raffigurato il giovane Nicola che getta i gruzzoli d'oro attraverso la finestra delle fanciulle povere (Piena, Museo). La stessa scena delle tre fanciulle si ritrova in un dipinto del fiorentino Francesco Pesellino (1422-1457), rievocatore di favole profane in quel momento del tardo-gotico in cui si comin­cia ad avvertire il rinascimento. Bello il contra­sto fra il ridente ambiente esterno, su cui si sta­glia il giovane Nicola che getta i gruzzoli d'oro dalla finestra, e l'ambiente interno dominato dalla tristezza delle tre fanciulle, e dal padre che seduto riflette sui suoi problemi (Firenze, Galleria Buonarroti, tav. 5).
Con la Maddalena appare invece nella Pala di S. Cassiano di Antonello da Messina (1430-1479), al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il corpo è rivolto verso la Vergine in trono col Bambino, ma la testa guarda verso lo spettato­re. Questo grande artista siciliano aveva anche dipinto un S. Nicola in cattedra, che però andò distrutto nel terremoto di Messina del 1908.
Nel polittico di Antonio Vivarini (1420­1480 c.), alla Pinacoteca di Bologna, Nicola ap­pare nell'ultimo riquadro in basso a destra, con i tradizionali simboli del pastorale e delle palle d'oro. Secondo Maria Stella Calò, il santo che questo artista dipinse con S. Cosma a Ru­tigliano (Chiesa di S. Maria della Colonna) do­vrebbe essere Nicola.
Più sensibile al gusto gotico fiorito, corretto però dal retaggio del Mantegna, fu Bartolomeo Vivarini (1430-1492 circa), fratello di Antonio, che nel 1476 dipinse la pala conservata nella basilica di Bari (Madonna in trono, con ai lati i santi Ludovico e Nicola, Giacomo e Barto­lomeo). Il santo di Mira, in compagnia di S. Caterina d'Alessandria, compare anche nel suo polittico di Morano Calabro. Lavorò inoltre agli scomparti della cattedrale di Polignano a Mare (1470) e a quelli conservati nella Pina­coteca di Bari (1478).
Nuovamente con S. Bartolomeo appare il Santo nella Madonna in trono col Figlio del Pollaiolo (1431-1498), conservata nella chiesa di S. Spirito di Firenze. A parte l'assenza della barba e i paramenti episcopali latini, Nicola sipresenta non più con le sfere sul vangelo o rac­colte in grembo, bensì in una mano protesa ver­so il basso, il che accentua la carità come virtù caratterizzante.
Scene dalla vita di S. Nicola si ritrovano a Firenze (Casa Buonarroti), in tre scomparti di­pinti da Alessio Baldovinetti (1425-1499), un pittore che risente degli influssi del Beato An­gelico, di Domenico Veneziano e Andrea del Castagno.
La scena della decapitazione dei tre innocenti è affollata di personaggi in sgargianti vestiti fiorentini. Quella dei tre bambini vede S. Nicola incedere da sinistra con altri personaggi, mentre sulla destra i bambini pregano (uno è ancora col piede nella botte, sotto lo sguardo dell'oste assassino). Nella scena delle tre fan­ciulle l'atmosfera umana è triste, ma i colori dell'ambiente fanno già presentire il cambia­mento che verrà appena quel giovane ed ele­gante fiorentino getterà i tre gruzzoli attraverso la finestra.
Insieme a S. Sebastiano appare Nicola nella tavola dell'Ascensione, attribuita a Riccardo Quartararo (attivo tra il 1480 e il 1500), e con­servata a S. Maria di Monte Oliveto (Napoli).
Datato al 1480 è un polittico della chiesa di S. Floriano in Cella (Forni di Sopra, Udine), opera di Andrea di Bortolotto, detto il Bel­lunello. S. Nicola (a sinistra in alto) vi è raffi­gurato insieme ad un santo eremita. Nella stessa chiesa vi sono anche due begli affreschi del nostro santo, anche se un po' più tardivi. In uno S. Nicola, col pastorale (nella sinistra) e il van­gelo con le tre palle d'oro (nella destra), è af­fiancato da S. Gottardo, nell'altro è da solo e con gli stessi simboli (ma all'inverso).
Alla fine del XV secolo sembra risalire il bel polittico con sei scomparti superiori e sei infe­riori (Crocifisso in alto, Madonna col Bambino in basso), che si conserva nel Museo provincia­le "Castromediano" di Lecce. Nicola è il terzo santo in alto a partire da sinistra. Un altro di­pinto, S. Nicola in trono, conservato nella chie­sa di S. Nicola di Gravina, rappresenta una cu­riosa sintesi fra il passato bizantino e le nuove forme occidentali.
Nonostante il gusto per gli ornamenti fioriti e gli sfondi dorati, un po' tozzo si presenta il santo in tre polittici di Carlo Crivelli (1430­1495 circa): il frammento al Museum of Art di Cleveland, un altro al Museo des Beaux-Arts di Lille, e un terzo nella chiesa di Monte S. Martino, presso Macerata. In quest'ultimo il Santo, che è a testa scoperta, ha la mitra a terra e i soliti paramenti episcopali.
Più volte dipinse S. Nicola Niccolò di Li­beratore, detto l'Alunno (Foligno, 1430-1502). Anzi, questo appellativo lo usa lui stesso nella predella di S. Nicolò, oggi al Louvre (Parigi). Notevole è anche il polittico di S. Nicolò nella chiesa dedicata al Santo a Foligno. In esso si ri­vela il suo legame col Crivelli, soprattutto per la cura dei particolari, il segno tagliente e le fi­gure lungilinee. Seguace del Crivelli fu pure Pietro Ale­manno, autore di un polittico con la Madonna e quattro santi, conservato ad Ascoli Piceno. Caratteristico per il lungo e sottile pastorale, oltre che per il volto deciso e senza barba, è il S. Nicola di Cosmé Tura (Ferrara 1429-1495), già nella chiesa di S. Monica di Ferrara (Musée des Beaux Arts di Nantes). Con S. Francesco dall'altro lato, Nicola è rappresentato nella pala della Madonna in tro­no, di Francesco di Città di Castello. Notevole per la sua plasticità è anche il S. Nicola dei Quattro Santi del Maestro di Santa Verdiana, esponente della pittura fiorentina della seconda metà del XV secolo. Molto particolare è poi il Nicola di Piero di Cosimo (Firenze, 1462-1521). Nella pala della Madonna col Bambino in trono (City Art Mu­seum di Saint Louis), dipinta per la famiglia Del Pugliese, Nicola è raffigurato insieme ai santi Pietro, Domenico e Giovanni Battista. Nella mano sinistra ha le tre sfere, ma il volto è completamente atipico, ben rasato e chiaramen­te un personaggio del tempo (forse un membro della famiglia committente). Che si tratti di S. Nicola è dimostrato non solo dalle inequivoca­bili tre palle d'oro, ma anche dal terzo riquadro sottostante, che raffigura Nicola che fa tagliare l'albero posseduto dal demonio.
Ugualmente atipico è il S. Nicola che con S. Antonio Abate sta ai piedi della Madonna e di S. Elisabetta nella Visitazione (1490 circa) del­la chiesa di S. Spirito a Firenze (National Gallery of Art di Washington). Come S. Antonio abate ha un paio d'occhiali e prende appunti, così S. Nicola appare come un monaco che accovacciato legge tranquillamente un li­bro. Curiose anche le palle per terra che hanno strani riflessi.