beato angelico

5. Beato Angelico (1386-1455)
Fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro, fu per tutti il Beato Angelico (1386­1455), anche per indicare la sua arte particolare che impresse al tardo-gotico un'ispirazione e una luminosità che rende partecipe lo spettatore della sua contemplazione mistica.
Da giovane a Firenze era stato membro del­la Compagnia di S. Niccolò presso la chiesa del Carmine. Entrato nell'Ordine domenicano ver­so il 1420, ricoprì più volte la carica di vicario
nel convento di Fiesole. Con il nostro santo en­trò in contatto nuovamente quando dovette sti­mare (1434) una tavola di Bicci di Lorenzo per il convento fiorentino di S. Niccolò Maggiore. Nel 1437 gli fu commissionata per la prima volta un'opera sul nostro, cioè la "tavola dell'altare di S. Niccolò nella cappella dei Guidalotti" nella chiesa di S. Domenico a Perugia. Fra il 1445 e il 1450 lavorò a Roma, e al ritorno a Fiesole vi fu eletto priore. Quattro anni dopo tornava a Roma, ove morì.
Il Beato Angelico dipinse S. Nicola a più ri­prese. Una prima volta il santo compare su uno dei pilastri della pala di Fiesole (Sheffield, col­lezione rev. Hawkins-Jones). In un'atmosfera ieratica il santo vescovo appare in abiti vesco­vili, con i tradizionali pastorale, Vangelo e (per terra) le tre palle d'oro. In una predella della stessa pala, quella con le tre file di santi rivolti verso destra, compare nuovamente il santo nel­la fila superiore (terzo da sinistra), inconfondi­bile per le tre palle d'oro sul vangelo. Per que­sto stesso simbolo è da identificare con S. Nicola anche il santo vescovo quasi di spalle nella pala del Louvre (Parigi) con l'incorona­zione della Vergine (le palle d'oro sono nuova­mente per terra). Un quarto Nicola appare in un'insolita posizione (in ginocchio) ai piedi del crocefisso insieme a S. Francesco (Firenze, chiesa di S. Niccolò del Ceppo).
Ed avendolo ritratto con S. Francesco, l'An­gelico non poteva non ritrarlo con S. Dome­nico, fondatore del suo Ordine. Nel trittico di Perugia (Galleria Nazionale dell'Umbria), a si­nistra della Madonna col Bambino, Domenico è raffigurato con un libro aperto verso lo spetta­tore, mentre Nicola è assorto lui stesso nella lettura del Vangelo. Le tre palle d'oro, questa volta rappresentate come veri e propri gruzzoli di denaro, sono come al solito ai suoi piedi.
A questa quinta immagine del Santo, e quin­di al trittico di Perugia, sono collegati altri tre riquadri (che costituiscono la predella del tritti­co in questione) con sette scene della vita del taumaturgo di Mira.
Nel primo (Pinacoteca Vaticana, tav. 3), a partire da sinistra, si vede la nascita del Santo, raffigurata secondo i canoni tradizionali del bambino nel catino (episodio derivato dalla vita di un altro Nicola del V-VI secolo). Cen­tralmente si vede il santo giovane che, in un contesto architettonicamente evidenziato, con altre persone ascolta la predica di un vescovo. A destra, invece, è la famosa scena delle trefanciulle. Nicola si allunga per gettare i gruzzo­li dalla finestra, mentre all'interno il padre tri­ste è seduto, e le fanciulle dormono a letto.
Il secondo riquadro (Pinacoteca Vaticana) è occupato quasi interamente dalla scena delle navi granarie. S. Nicola approfitta della sosta ad Andriake di alcune navi che tra­sportano grano da Alessandria d'Egitto a Costantinopoli, per farsi dare un po' di grano per i miresi (all'arrivo delle navi a Costantinopoli, non verrà riscontrato alcun am­manco). Sulla destra, in una nave, dei naviganti invocano il nostro santo che li salva dalla tem­pesta.
Il terzo riquadro (Galleria Nazionale del­l'Umbria) è composto di due scene. A sinistra si vede S. Nicola che ferma la mano del carne­fice che sta per decapitare tre innocenti cittadi­ni di Mira. A destra, invece, è raffigurata la morte del santo tra le preghiere e le lacrime di chierici, devoti e malati. In alto si vede il santo vescovo portato in paradiso da quattro angeli dalle ali d'oro.
Un collaboratore dell'Angelico a Roma, Benozzo Gozzoli (1420-1497), fra gli affreschi che eseguì nel 1465 al coro di S. Agostino a S. Gemignano, raffigurò anche il taumaturgo di Mira, che egli immaginò in una nicchia ideale. Fra il Gozzoli e l'Angelico, secondo un lineari­smo gotico, dipinse la sua Adorazione dei Magi Benedetto Bonfigli (1420-1496), inserendovi la figura di S. Nicola. Al di là di questa originale composizione, l'artista dipinse anche due mira­coli del santo sulla predella della stessa pala.
Sulla scia del Beato Angelico, ma con in­flussi del Masaccio, si mosse poi Giovanni da Ponte. Il suo trittico dell'Annunciazione nella chiesa di S. Eugenio a Rosano, presso Pon­tassieve, presenta (pannello di destra) Nicola in paramenti vescovili con le tradizionali palle d'oro. È di profilo, rivolto verso sinistra, dove c'è la scena appunto dell'Annunciazione.