Raffaello, Tiziano, Veronese

La pittura italiana del Cinquecento è domi­nata dai grandi nomi di Leonardo, Michelan­gelo, Raffaello, Tiziano, Veronese e Tintoretto. Sembra che i primi due non abbiano dipinto S. Nicola, mentre Raffaello lo fece secondo mo­duli classici e manieristici che condizioneranno a lungo la pittura della penisola. Gli ultimi tre, massimi rappresentanti della tradizione vene­ziana, hanno in comune il gioioso gusto del co­lore.
La svolta da essi segnata si percepisce me­glio quando si paragonano le loro opere a quel­le di Giovanni Bellini (Giambellino, t 1516) e di Cima da Conegliano (1455-1517 circa), an­cora legate all'umanesimo quattrocentesco. Il primo raffigurò S. Nicola assieme a S. Marco nel trittico della sacrestia dei Frari a Venezia (secondo qualcuno però si tratterebbe di S. Agostino). Da parte sua, due volte raffigurò il santo di Bari Giovambattista Cima da Cone­gliano. Nel S. Pietro Martire (Brera), del 1505 circa, è in compagnia di S. Agostino. Nei Quattro Santi Niccholaio si presenta come un vescovo maestoso.
Raffaello Sanzio (Urbino, 1483-1520) mor­to a soli 37 anni, raffigurò S. Nicola in almeno due occasioni. Una prima nella Madonna degli Ansidei (1506, National Gallery, Londra), in cui Nicola, col pastorale nella destra regge con la sinistra il libro aperto. Le tre sfere sono ai suoi piedi. Una seconda è nel disegno di S. Nicola che sconfigge il diavolo (Museo di Lilla) preparato per la chiesa di S. Agata di Città di castello.
Tiziano Vecellio (1488-1576) dipinse S. Ni­cola in due occasioni, la prima nella Madonna in gloria e sei santi, la seconda come raffigura­zione a sé stante. Nonostante che si tratti della Madonna e di numerosi santi che guardano in alto, a Nicola è riservata particola­re evidenza, anche grazie al ricco ed ornatissi­mo piviale che balza agli occhi fra tanti vestiti con semplici pieghe. Nicola guarda verso l'alto mantenendo il pastorale nella destra e il libro aperto nella sinistra. A fianco a lui sono santa Caterina d'Alessandria e S. Pietro, poi proce­dendo verso destra si trovano S. Antonio e S. Francesco, per finire con S. Sebastiano (dai Frari di Venezia è poi passata al Vaticano).
L'altro S. Nicola del Tiziano non è vestito da vescovo, ma con una mantellina papale e una cotta che scende oltre le ginocchia. Le tre palle d'oro sono sulla pedana ai suoi piedi. Con la sinistra regge il libro mentre con la destra be­nedice. Il volto è reso venerando dalla barba bianca. È in atto di sollevarsi, e un angelo lo guarda reggendo o porgendo la mitra (chiesa di S. Sebastiano, Venezia).
Al Tiziano si ispirò il suo fratello maggiore Francesco Vecellio (1475-1560), che dipinse una Madonna col Bambino che si conserva nell'episcopio di Monopoli. Nicola è in piedi a sinistra, mentre sulla destra è raffigurato S. Benedetto. I due santi, ai lati della Vergine in trono, sono divisi anche da due angioletti ai lo­ro piedi. Una composizione analoga eseguì Girolamo di Bernardino da Santacroce (attivo fra il 1510 e il 1520), che però sembra aver co­nosciuto l'esperienza raffaellita. In alto cè l'eterno Padre, mentre sulla destra c'è S. Giovanni Battista (Cattedrale di Lucera). Egli lavorò anche a Castellaneta (TA), nella cui cat­tedrale è conservato un suo polittico, e a Trani. In quest'ultima città si conserva un suo politti­co in S. Chiara (con altri sei santi) e un trittico in cattedrale (ove dinanzi al volto del santo si vede un crocifisso). Qualcuno ha attribuito a lui, e comunque alla scuola veneziana, la pala che si conserva sulla facciata interna della chie­sa dei Templari (Ognissanti). Ai lati della Ma­donna vi sono S. Nicola Pellegrino (patrono di Trani) e S. Nicola di Bari.
Si accosta al Tiziano anche Lorenzo Lotto (1480-1556) con la sua Gloria di S. Nicola al Carmine di Venezia, mantenendo però una sua originalità grazie alla vibrazione della luce e al suo spirito romantico.
Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588), si occupò del nostro santo nei sette scomparti decorativi della chiesa di S. Nicolò dei Frari (ora all'Accademia di Venezia). Nel S. Nicola e i dignitari di Mira si coglie subito la retorica espressiva del Veronese, l'enfasi dei gesti e la ridondanza dei vestiti. Imponente è anche la rappresentazione della Consacrazione aVescovo nella pala dell'abbazia di S. Benedetto Po (già S.B. in Polirone), che si conserva alla National Gallery di Londra. Bello è qui il cont­rasto fra l'umiltà di S. Nicola, inginocchiato ai piedi del vescovo consacrante, e l'irruzione dal­l'alto dell'angelo recante il pastorale e la mitra.
L'influsso del Veronese si avverte anche in tre opere più tarde. Una è il dipinto di G. Di­ziani Madonna del Carmine coi santi Giuseppe e Nicold (parrocchia di S. Vito al Tagliamento). La Madonna è in alto col bambino, S. Giuseppe è seduto a sinistra, mentre S. Nicola è in piedi sulla destra. La mano destra è ripiegata sul pet­to, e la sinistra regge il Vangelo e le tre palle d'oro. Il pastorale è tenuto da un angioletto, mentre la mitra giace per terra. La seconda è la pala di Francesco Guardi della Madonna col Figlio (Vigo d'Anaunia), ove Nicola è con altri tre santi e compare in alto a sinistra. Con la mi­tra in testa, regge un pastorale particolarmente ornato e con la sinistra mantiene le tre palle d'oro. Insieme al fratello Giannantonio dipinse il gonfalone processionale del castello di Miramare (Trieste). Suo è il S. Nicola in atto di benedire, mentre il fratello è autore sull'altra faccia della Gloria di S. Nicola. La terza è l'af­fresco che Gerolamo Pellegrini eseguì nel 1674 sulla facciata interna di S. Niccolò del Lido. Il grande semicerchio raffigura S. Nicola che benedice Venezia (allegoria femminile).
Al Tintoretto (1518-1594), e comunque alla sua maniera, vengono poi attribuiti una Visione di S. Nicola (parrocchia di Novo Meste, Slavo­nia) e un S. Nicola (già della collezione del­l'Arciduca Leopoldo Guglielmo e ora nel Kunsthistorisches Museum di Vienna). Il santo è rappresentato col solito vigore di questo arti­sta. Nella seconda opera, sullo sfondo a sini­stra, si vede una nave in pericolo, che secondo la tradizione raffigura il patronato del Santo sui mari.
Fra Tiziano e Tintoretto sembrano muover­si sia Palma il Giovane (1544-1628) che Giovanni Battista Bissoni (t 1657). Del primo
è la pala della Madonna in gloria coi santi Nicola e Giovanni Evangelista (chiesa di S. Domenico a Sebenico), che rivela molto bene il suo stile manierista. Del secondo è un affresco nel tempio di S. Nicolò di Treviso (la S. Trinità con S. Rocco e S. Nicola). Da notare che nella stessa chiesa nel 1923 è stato scoperto anche un affresco del Salvatore che incita S. Nicola a di­fendere al concilio niceno (325) il dogma della Trinità.