Contemplare la Parola che si fa carne


Cari amici,
sulla scorta dello scorso anno, continuiamo il nostro approfondimento all'interno della Tradizione cristiana tentando di conciliare i momenti di riflessione e di preghiera attorno ad un unico tema - trattato da diverse prospettive confessionali - che unifichi il nostro interesse. Quest'anno cercheremo di comprendere e vivere più in profondità il fatto che Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Eb 1,1-2). Potrebbe sembrare, infatti, quasi un dato scontato. Quasi un tema superfluo da affrontare. Ma il parlare di Dio attraverso il Figlio è sempre attuale. Anche noi siamo coinvolti in questi giorni in cui il Figlio, attraverso la sua rivelazione in Gesù Cristo, continua a parlare all'umanità. Questi giorni sono anche i nostri giorni, che hanno bisogno di essere illuminati, come tutti i giorni della storia dell'uomo.

    Il nostro vivere nel mondo non può infatti prescindere dall'evento centrale dell'Incarnazione del Cristo, che interviene - in modo nuovo e definitivo (DV 4) - ad illuminare la storia con la sua presenza. Tale misteriosa presenza sarà, quindi, l'oggetto del nostro approfondimento. Se la tentazione del nostro tempo è quella di agire in modo laico, quella di agire in conformità ad una libertà che si impone come indifferente rispetto a qualsivoglia valore, quella di cercare dei principi "umani, soltanto umani" che possano regolare il progresso e lo sviluppo dell'uomo nel terzo millennio, questa riflessione vuole riportare l'attenzione sul fatto che non esiste autentico umanesimo senza la guida del vangelo. «Il vangelo - come ci ricorda Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate - è l'elemento fondamentale dello sviluppo, perché in esso Cristo, rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo» (Gaudium et spes 22 citata in Caritas in Veritate 18). Il rischio di vedere sempre più realizzato e attualizzato il dramma dell'umanesimo ateo - per mutuare il titolo del grande lavoro di H. De Lubac - ci spinge a riflettere che è la perdita di vista del centro della storia e della vera Sapienza e Salvezza per l'uomo che deve essere sempre più riscoperta, valorizzata, riconosciuta ed applicata. La vita dell'uomo - dalle sue dimensioni più semplici fino a quelle maggiormente raffinate - ha bisogno di essere illuminata dalla luce soprannaturale che lo ha chiamato all'esistenza e che gli rivela che questi vive per essa. Smarrire questa luce è smarrire il senso dell'esistenza stessa, la sua direzione di marcia, l'orientamento fondamentale. 

    Per questo motivo la nostra riflessione comincerà a scrutare il mistero divino dell'Incarnazione attraverso la testimonianza della Scrittura stessa. In Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità - afferma la Lettera ai Colossesi. Tale dato di fede - che porterà alla definizione della piena divinità ed umanità di Cristo nella riflessione dei primi Concili ecumenici - ha una delle sue prime eleborazioni nella riflessione di Giustino martire. Il filosofo cristiano esprime Cristo come incarnazione del Logos, centro e culmine della storia dell'umanità. Concetti questi ultimi che trovano una pienezza di espressione nella riflessione di Massimo il Confessore. 

    Diverso è invece l'approccio occidentale, che osserveremo approfondendo la riflessione di Anselmo d'Aosta. Il grande teologo medievale si interroga sui motivi dell'incarnazione - cur Deus homo? - e ci illumina sulla logica dell'incarnazione. Il Dio-uomo muore in croce per ridare la dignità perduta all'umanità peccatrice. Una prospettiva differente per esprimere il concetto tipicamente orientale che «Dio si è fatto uomo affinché l'uomo diventasse Dio» (Ireneo di Lione, Adversus haereses 3, 19; Atanasio di Alessandria, De Incarnatione 54, 3). L'uomo ha, tuttavia, la responsabilità di accogliere tale incarnazione. Il rischio proclamato dal Vangelo di Giovanni è sempre in atto: venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto (Gv 1,11). Così incontreremo la riflessione di Gregorio Magno che ci invita ad accogliere la parola divina e a vivere con essa, amarla e crescere con essa.

    Tale riflessione ci introduce ad una nuova forma di presenza della Parola divina in mezzo a noi: quella della Scrittura. In modo analogico il testo sacro contiene il Logos divino, anche se non allo stesso modo della persona di Cristo. La meditazione dei padri della nostra fede, ci introdurrà a questo amore per la parola divino-umana che ci conduce - sacramentalmente - alla presenza della persona di Gesù. Lo stesso Gesù, immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura [per mezzo del quale] sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili (Col 1,15-16). La scoperta dell'attività propria della Parola divina apre la nostra riflessione alla sua dimensione creatrice. Dio parla e produce un fatto, Egli proferisce la sua Parola e per mezzo di essa crea l'universo. La fede riconosce la medesima efficacia della Parola nella sua dimensione di parola ispirata. Chiunque si avvicina ad essa con fiducia sperimenta la sua azione benefica. 

    Dio crea con la sua Parola e continua a farlo ancora oggi, in quanto Egli mai smette di pronunciarla e Questa mai smette di essere creatrice. Ecco perché il nostro itinerario terminerà con una meditazione sul mistero della presenza del Cristo nella sua Chiesa, che si prolunga anche attraverso i sacramenti. Essi sono espressione della sua azione personale che - in coloro che lo accolgono - compie grandi cose e produce una gioia che si esprime - sull'esempio di Maria - in una lode senza fine al Dio che comunica il suo amore salvatore a tutti gli uomini. 

    Un attento osservatore non avrà mancato di constatare che anche l'approfondimento di quest'anno si snoda attraverso gli appuntamenti di preghiera e di riflessione costituiti dalle veglie ecumeniche e dalle lectiones patrum. Ad esse si aggiunge un particolare invito di partecipazione alla Giornata dell'Istituto di Teologia ecumenico patristica "S. Nicola". Si tratta di un momento di riflessione sulla nostra fede in un ambito maggiormente accademico ma non per questo meno fruibile da coloro che desiderano approfondire la loro fede. Emergono, in questo modo, più chiaramente le diverse dimensioni dell'impegno ecumenico e pastorale svolto dei Frati Predicatori all'interno della realtà della Basilica di S. Nicola. La preghiera, la catechesi e la riflessione scientifica sono sempre, infatti, mosse dal desiderio di approfondire l'unica fede che rende sempre più consapevoli di essere  parte dell'unica Chiesa di Cristo. 

    A quanti desidereranno partecipare a questo itinerario, contribuendo con la loro presenza, la loro preghiera ed il loro impegno alla buona riuscita e allo sviluppo di queste attività va già da ora il nostro incoraggiamento e ringraziamento. Il Signore benedica e moltiplichi il vostro lavoro!

Fr. Emmanuel Albano op