"Un segnale eloquente di unità"

Il 7 luglio 2018 abbiamo avvertito tutti la presenza operante dello Spirito di Dio, il grande pedagogo della fede e artefice di tutto ciò che di buono e giusto avviene nella e per la Chiesa di Cristo. Se si lascia agire lo Spirito, tutto diventa possibile ed “eloquentemente” visibile, anche mettere insieme dopo secoli Capi e Rappresentanti di Chiese attorno allo stesso tavolo per riflettere su un medesimo tema e quindi radunarsi in preghiera unitamente al popolo fedele.

Questo inedito aspetto “sinodale” dell’evento barese è messo in risalto da papa Francesco nel suo sintetico resoconto del giorno dopo: "Rendo grazie a Dio per questo incontro, che è stato un segno eloquente di unità dei cristiani, e ha visto la partecipazione entusiasta del popolo di Dio. Ringrazio ancora i Fratelli Capi di Chiese e quanti li hanno rappresentati; sono rimasto veramente edificato dal loro atteggiamento e dalle loro testimonianze" (Angelus dell’8 luglio 2018).

Pur avendo contenuto gli inviti ai soli Capi e Rappresentati delle Chiese del Medio Oriente, l’assise barese si è rivelata una splendida immagine dell'ampio panorama delle confessioni cristiane; ha permesso di rivivere la peculiarità globale del cristianesimo nel primo millennio, e di rileggere la storia delle divisioni che hanno lacerato l'unità della Chiesa, originate dal non riconoscimento di alcune decisioni dottrinali dei primi Concili ecumenici.

A Bari era presente la Chiesa Assira d'Oriente, nota come nestoriana. Limitandosi a riconoscere la dottrina trinitaria dei concili di Nicea (325) e Costantinopoli I (381), aveva confutato la definizione della Divina Maternità di Maria decretata dal concilio  di Efeso (431) contro Nestorio che individuava due nature e due persone in Cristo

Vi hanno partecipato tutte le Chiese Ortodosse Orientali di tradizione copto-ortodossa, siro-ortodossa, armena, conosciute come non-calcedonesi o monofisite; pur avendo accolto le dottrine dei primi tre concili ecumenici (Nicea, Costantinopoli I ed Efeso), si mostrarono critiche sulla dottrina delle due nature nell'unica persona del Cristo decretata al quarto concilio ecumenico di Calcedonia (451).

A causa delle suddette controversie teologiche si consolidarono in Oriente anche le separazioni tuttora vigenti tra le Chiese Ortodosse Orientali e le Chiese Ortodosse, conosciute come bizantine o calcedonesi, e che tradizionalmente si riconoscono in comunione con la Chiesa di Costantinopoli. Delle Chiese ortodosse bizantine appartenenti all’area asio-orientale era assente il Patriarcato greco ortodosso di Antiochia. Si è così impedito che si realizzasse un ulteriore evento nell’evento: la presenza delle cinque Chiese (pentarchia) alle quali nell’antichità era stato affidato congiuntamente il governo della cristianità (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme). Per l’area bizantina euro-orientale era presente un rappresentante del Patriarcato di Mosca.

L'espansione islamica, iniziata nell'VII secolo e proseguita sino al XVII sec., aveva fatto sì che l’Oriente ed Occidente cristiani a partire dall’XI sec. si allontanassero sempre più dalla reciproca esperienza di fede. Pur riconoscendo entrambe le dottrine dei primi sette Concili ecumenici, le Chiese Ortodosse e la Chiesa cattolica non sono in comunione tra loro. A Bari erano presenti tutti i Capi e Rappresentanti delle Chiese Cattoliche orientali, che pur avendo conservato le proprie tradizioni cristiane orientali sono in piena comunione con il Vescovo di Roma.

Anche le Chiese e Comunità cristiane nate dalla Riforma nel XVI secolo hanno assicurato la presenza tramite un rappresentante della Chiesa Evangelica Luterana, unitamente ad un membro del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente.

Questa percezione di ritrovata “fraternità” delle Chiese “storiche” della cristianità, rappresenta forse l'aspetto più importante dell'evento barese, perché aiuta ad intravedere percorsi nuovi di riavvicinamento tra le diverse confessioni cristiane, motivati da una comune “emergenza” non necessariamente teologica o dottrinale e senza lasciarsi sommergere dal peso di una separazione di fatto.

Illuminante l’idea di identificare ed unire due elementi sostanziali che avrebbero reso possibile l’ampia partecipazione: la scelta del luogo, dove nessuno si sarebbe sentito "estraneo" all'altro o non "a casa propria"; la difficile e complessa condizione mediorientale come motivazione della riflessione e della preghiera in comune, soprattutto per le prevedibili e drastiche conseguenze per l'avvenire stesso del cristianesimo.

Il pellegrinaggio presso la tomba di San Nicola, il cui culto da sempre è visto e vissuto come segno di solidarietà tra cristiani d'Oriente e d'Occidente, non poteva che facilitare un incontro tra fratelli che si ricercano da secoli senza mai veramente incontrarsi.

In questa linea si sono espressi recentemente due patriarchi della Chiesa ortodossa: Bartolomeo di Costantinopoli e Kirill di Mosca. Il primo nella sua visita del 2016 ha messo in rilievo l’aspetto provvidenziale per tutti i cristiani della presenza delle reliquie del nostro Santo a Bari. Il secondo, salutando nel 2017 l’arrivo in Russia di una reliquia di San Nicola, ha sottolineato come un evento simile rivesta per il popolo di Dio un significato più profondo che non il dialogo ufficiale.

A Bari non è avvenuto niente di apparentemente eclatante. Nessun "personaggio" si è impadronito della "platea". Ogni gesto è stato però compiuto all'insegna dei due imperativi incisi sul logo creato per l’evento: "cristiani insieme"; “su di te sia pace”! Da qui il valore aggiunto dei pochi gesti simbolici dell'incontro, nell'ottica di non lasciarsi prendere dalla paura della diversità.

L'accensione sulla tomba di San Nicola della "lampada uniflamma", ha indicato la vera immagine della Chiesa, comunione d’amore che abbraccia le diverse Chiese, nell'unità di fede che scaturisce da un sano pluralismo teologico e nella ricchezza della varietà dei riti.

Il "pullman scoperto", utilizzato come mezzo di trasporto per trasferirsi dalla Basilica di San Nicola al Lungomare, è stato il segno della concordia che deve animare le Chiese, superando le incomprensioni del passato. Occorreva uscire dalle proprie ristrettezze confessionali per incontrarsi e pregare insieme con l'intero Popolo di Dio, accorso per gridare a gran voce e invocare i doni della pace e dell'unità. Un cammino che è stato possibile percorrere insieme, ha affermato papa Francesco, con la “Santa Madre di Dio, qui venerata come Odegitria: colei che mostra la via” e di “San Nicola, vescovo dell’Oriente la cui venerazione solca i mari e valica i confini tra le Chiese”.

Una "giornata speciale" da rivivere per convincere le Chiese che l'unità va percorsa insieme, in un cammino difficile, ma non impossibile sotto l'impulso dello Spirito. Tutto sta ad avere fortemente il coraggio di dare "un segnale eloquente di unità", perché il mondo possa credere alla verità del Vangelo che ingloba e supera ogni nostra diversità confessionale.

 

Fr. Giovanni Distante OP
Rettore Basilica Pontificia San Nicola