Mediterraneo frontiera di Pace:
papa Francesco e i vescovi del mediterraneo a Bari

Dal 19 al 23 febbraio 2020 si è svolto a Bari l’incontro di riflessione e spiritualità sul “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Chiesa italiana e sostenuto da papa Francesco.
La presenza di cinquantotto vescovi cattolici provenienti dai venti Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ha fatto sì che la “città di San Nicola” per cinque giorni divenisse crocevia delle Chiese mediterranee, dando vita ad un laboratorio sinodale, i cui risultati finali sono stati affidati al Santo Padre.
Convocato il 20 marzo 2019 in CEI dal presidente cardinale Gualtiero Bassetti, il “comitato scientifico e organizzativo” si è riunito a Roma in quattro successive sedute (13 maggio, 9 ottobre, 16 dicembre 2019; 22 gennaio 2020). Le riunioni, coordinate dal vice-presidente mons. Antonino Raspanti e dal segretario generale mons. Stefano Russo, hanno mirato principalmente a motivare le ragioni dell’incontro e definire il tema: “Mediterraneo frontiera di pace”; individuare i delegati nei soli vescovi cattolici dei Paesi mediterranei, senza pregiudicare la riflessione sul confronto con le altre confessioni cristiane (ortodossi ed evangelici), come pure con le altre religioni abramitiche (ebraismo e islam); riscontrare nella sinodalità, dimensione costitutiva della Chiesa, il metodo di lavoro.
Per un preliminare scambio di informazioni ed esperienze il comitato aveva deciso di inviare una lettera-questionario ai delegati che doveva servire per individuare e formulare due tematiche portanti dell’incontro: 1. Fede e generazioni future; 2. Chiese e società mediterranee.
La ricerca di una comune vocazione, contestualizzata nella logica della predicazione apostolica (kerigma), richiedeva un confronto con la ricchezza dei luoghi e dei linguaggi di una fede vissuta (prima tematica), prima ancora di entrare in merito alla questione delle sfide richieste da un cambiamento d’epoca (secondo tematica).
Per quanto poco potevano conoscersi, la volontà di “ascoltarsi” ha permesso ai delegati di riscontrare, nei reciproci interventi, tratti culturali e comportamentali divenuti connaturali al cristianesimo: accoglienza, dialogo, fraternità. È in quest’aspetto identitario cristiano che si sono ritrovati “pastori” di Chiese diverse per tradizioni e riti, ma in piena comunione tra loro nell’unica Chiesa di Cristo. Aspetto identitario che rischia di affievolirsi in quelle comunità dove il mistero dell’Incarnazione non sempre è messo alla base della testimonianza cristiana, impedendo di rispondere adeguatamente alle complesse problematiche e lacerazioni causate da guerre, ingiustizie, violenze, povertà, migrazioni.
Come percepire questa grande responsabilità delle Chiese di fronte alla impellente richiesta di pace, di giustizia e di speranza nel Mediterraneo?
Necessitava, innanzitutto, operare alcune scelte prioritarie ed essenziali: purificare le coscienze e chiedere coraggiosamente perdono per i tanti errori commessi dentro e fuori le nostre Chiese; superare ogni forma di pregiudizio, esaltando la ricchezza della diversità di tradizioni liturgiche, spirituali ed ecclesiologiche in ogni singola Chiesa.
Diverse le proposte formulate e da promuovere in tutte le Chiese del Mediterraneo:
      • rafforzare la reciproca conoscenza, consolidando le strutture di comunione esistenti e inventandone di nuove;
      • porre la dignità della persona al centro delle attività in cui si vuole operare, specie in realtà sociali difficili ed ardue: poveri, emarginati, profughi, migranti.
      • promuovere iniziative e opere di solidarietà che favoriscono la convivialità, unica via possibile per la pace e la fraternità universale;
      • programmare incontri comuni di preghiera; favorire gemellaggi e progetti di mutue relazioni; incrementare interscambi e collaborazioni in campo formativo ed operativo;
      • pianificare piattaforme digitali per combattere ogni forma di ostilità mediatica; sostenere i “corridoi umanitari”; costituire “comitati interreligiosi” per garantire una vera prospettiva di pace;
      • far conoscere, soprattutto ai giovani, le figure dei santi e dei martiri cristiani del Mediterraneo.
Nel rendicontare al Santo Padre sui lavori, mons. Pierbattista Pizzaballa ha puntualizzato: “In una realtà complessa e articolata come quella mediterranea, dove la pluralità è la caratteristica principale delle nostre società, ci impegniamo a farci carico delle sue tante contraddizioni e, anche se non potremo risolverle, potremo però imparare e insegnare a viverle con speranza cristiana. Siamo solo all’inizio di un percorso che sarà lungo, ma certamente avvincente”.
In definitiva a Bari si è aperta una strada che tutte le Chiese del Mediterraneo sono invitate a percorrere insieme, anche perché - ha affermato mons. Paul Desfarges - “non c'è futuro nella chiusura e nei ripiegamenti nazionalistici”.
A conclusione del discorso pronunciato nella Basilica San Nicola, papa Francesco ha consegnato come mandato ai vescovi “le parole del profeta Isaia, perché diano speranza e comunichino forza a voi e alle vostre rispettive comunità. Davanti alla desolazione di Gerusalemme a seguito dell’esilio, il profeta non cessa di intravedere un futuro di pace e prosperità: «ricostruiranno le vecchie rovine, rialzeranno gli antichi ruderi, restaureranno le città desolate, devastate da più generazioni» (Is. 61,4). Ecco l’opera che il Signore vi affida per questa amata area del Mediterraneo: ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello. E guardare questo, che è già diventato cimitero, come un luogo di futura risurrezione di tutta l’area”.
Come non esprimere riconoscenza al cardinale Gualtiero Bassetti. Ispirato dallo spirito profetico di Giorgio La Pira, ha scelto la città di San Nicola per ricordare alle Chiese mediterranee il “dovere di essere Chiese delle beatitudini, attente a far germinare una nuova cultura del Mediterraneo, che non può che essere cultura dell’incontro e dell’accoglienza, pena il disordine incontrollato, l’impoverimento diffuso e la distruzione di intere civiltà”.

Tra le iniziative da celebrare insieme, i Vescovi del Mediterraneo hanno fissato in calendario i 1700 anni del concilio di Nicea (325-2025). Una antica tradizione inserisce tra i Padri presenti a Nicea il Vescovo di Myra Nicola. Mutuando il saluto rivolto al Santo Padre da mons. Francesco Cacucci, auguro un arrivederci nel 2025 nella “città di san Nicola, confermata in questi giorni «cantiere di pace». Le ossa di san Nicola, giunte da Myra a Bari, solcando il Mediterraneo, hanno innalzato un ponte che né il tempo né le divisioni hanno mai demolito”.

P. Giovanni Distante OP