La facciata sud

La facciata sud mantiene le caratteristiche della nord, sia per gli arconi esterni che per la galleria superiore. Senza un ordine specifico si vedono teste umane e leonine aggettanti, la cui fattura richiama l’unità di concezione scultorea già menzionata (anche se non sempre è la stessa mano a lavorarci).
Anche su questa facciata c’è una specie di portale-sud dei leoni (in corrispondenza dell’altro). È chiaramente della stessa epoca, ma per qualche motivo ha subìto più del primo i danni del tempo. I leoni stilofori sono talmente consumati da rendere persino ardua la loro identificazione come leoni. L’elevatezza artistica dello scultore è però fuori di ogni dubbio. Basta guardare le poche tracce della sua opera sui due blocchi al di sopra dei capitelli. Se, infatti, la parte frontale è divenuta irriconoscibile, le parti laterali sono davvero notevoli. Arcaicità ed armonia si respirano nella colonna di sinistra per la scena degli uccelli che beccano la pianta dal lungo gambo che fuoriesce da un calice. Il blocco d’imposta di destra, che presenta in un lato motivi floreali riscontrabili sui capitelli delle navate, doveva avere un bellissimo animale aggettante (forse un volatile). Se si fosse meglio conservata avrebbe potuto reggere il confronto col Portale dei Leoni.
Sulla parete interna sinistra c’è l’epigrafe di Guglielmo (=W) de Comitissa. Trattasi di uno dei due comandanti del porto di questo nome, uno del tempo di Federico II (1229), l’altro di Carlo d’Angiò (1281).
Al di sopra di questa epigrafe c’è un affresco dell’Immacolata Concezione del XVII secolo. A fronte, invece, c’è l’affresco della Crocifissione, recentemente restaurato.
 Diverso è l’altro portale (sud-est) ove fu sepolto il corpo di Sparano da Bari (+ 1294; fig. 37), il gran cancelliere di Carlo I e Carlo II d’Angiò, che dà il nome ad una delle vie più note di Bari. Sul sarcofago ricorre due volte lo stemma della famiglia Sparano (scudo con una fascia trasversale contenente tre gigli angioini, e in ciascuna delle due zone rimanenti un leone rampante). Ivi furono poi sepolti anche la moglie Flandina della Marra e il figlio Giovanni d’Altamura.
Di fronte al sarcofago degli Sparano c’è un sepolcro a baldacchino frastagliato, che richiama quelli analoghi dei Falcone a Bisceglie. Un’altra componente della famiglia Sparano, Caterina d’Altamura, moglie di Simone di Sangro, poco dopo faceva erigere la cappella di S. Caterina sotto l’arcone precedente.
Tracce di affresco ci portano ad un’epoca non molto antica, la stessa degli affreschi alla cappella dei Dottula, dedicata all’Annunziata, che si trova in fondo al cortile, immediatamente dietro il transetto (dalla parte esterna). A parte gli affreschi molto danneggiati, ben visibile è in quest’ultima cappella l’arma dei Dottula (campo diviso perpendicolarmente, attraversato da una fascia con tre idre).