Navata destra

Se si entra in Basilica dalla porta di destra si sfiora la “cappella” di S. Girolamo e il sarcofago di Giacomo Bongiovanni (+ 1510), rettore delle scuole di S. Nicola e maestro di Bona Sforza nel castello di Bari. L’epigrafe latina dice:
 
Il signor Giacomo Bongiovanni, canonico di questa Chie­sa insigne, prefetto della scuola di S. Girolamo, affinché le sue ossa e il ricordo di lui siano custoditi sino al giorno del giudizio, essendo ancora tra i vivi nell’anno del Signore 1510, ordinò di costruire questo sarcofago.
 
Il dipinto di S. Girolamo, patrono delle scuole cattoliche e degli studi biblici, è stato a lungo attribuito al pittore veneziano Bellini, che l’avrebbe dipinto verso il 1495 di ritorno da Costantinopoli, dopo un viaggio su una nave comandata dal fratello di un canonico. Recentemente però è stato attribuito alla scuola di Costantino da Monopoli.
Sulla parete esterna della Torre campanaria, già adibita a Sala del Tesoro ed ora a Cappella delle Reliquie, dopo essere stata dal 1188 cimitero dei canonici e poi cappella dei Santi Pietro e Paolo, è stata apposta una lapide per ricordare la venuta dei Domenicani nel 1951.
Dinanzi all’arcata successiva, anticamente Cappella della Madonna di Costantinopoli, vi è attualmente un grande crocifisso oggetto di particolare devozione. Sul pavimento, invece, si legge ancora in latino la lastra tombale di Bartolomeo Carducci, canonico della Basilica: A Dio ottimo massimo. A Bartolomeo Carducci, patrizio barese, abate e personale commendatario dei santi Quirico e Giulitta, nonché di S. Maria del Niceto di Lecce, uomo integerrimo ed ascoltato consigliere dei sommi principi nelle loro scelte, morto il 20 ottobre 1571, avendo superato di tre i 70 anni, Francesco Carducci, vescovo di Lacedonia, suo erede e successore, ha voluto dedicare questa epigrafe, come a zio paterno dai grandi meriti.
 
Alzando gli occhi per ammirare i capitelli, si può ripetere il discorso fatto a proposito del­la navata centrale. Va tuttavia rilevato che, proprio sul capitello della prima colonna di sinistra è raffigurato un S. Nicola, caso unico fra i capitelli.
Nella successiva arcata del portale-sud c’è una bella e antica acquasantiera con sopra l’epigrafe latina (fig. 43) della nobile milanese Beatrice Garbinati:
A Beatrice Garbinati, originaria di Milano, nata da illustri genitori, figlia di Giovanni Francesco e Ippolita Lamberti, nobile barese, nipote di Giovanni Antonio e Ippolita Carducci nobile barese, pronipote di Giovanni Battista e di Giulia Protonobilissimo, della nobiltà tarantina e napoletana, donna integerrima, che, nel fiore dell’età, lasciando una florida prole, accompagnata dalle virtù se ne è volata al cielo.
Donato Ponzi del fu Benedetto, luogotenente dell’esercito, e l’abate Carlo Ponzi, dottore in diritto civile ed ecclesiastico, protonotaio apostolico, cantore e vicario generale di questa regale Basilica, hanno posto non senza lacrime questa lapide a ricordo della moglie amatissima e della nipote dilettissima, nell’anno del Signore 1672.
 
Appena superato il portale, oltre l’altra bella acquasantiera, c’è l’arcata che nei secoli scorsi ospitava la cappella di S. Matteo (poi S. Anna). In epoca fascista vi fu apposta una lapide per i morti in guerra.
All’altezza della semicolonna che chiude questa arcata c’è un frammento di lastra tombale con dei gigli angioini sormontati da merli e da una corona, probabile sepoltura di qualche membro della famiglia regia. Nulla di particolare è rimasto nella parete successiva che ospitava la cappella di S. Caterina d’Alessandria (poi S. Lorenzo). Di fronte (al di là della scalinata che porta in cripta) c’è, ai piedi della colonna, un’altra lastra tombale molto consumata, che è legata a vicende polacche e ricorda battaglie contro tartari e cosacchi.