La navata centrale

La navata centrale permette uno sguardo d’assieme alla grandiosa basilica. In alto c’è il soffitto a capriate nascosto dalle tele realizzate da Carlo Rosa di Bitonto (intorno al quale si fa un discorso a parte). L’insieme è però come frenato, se non spezzato, dai tre arconi che congiungono le prime tre coppie di colonne.
Il primo e il terzo furono costruiti fra il 1458 e il 1463 dal principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini (del quale recano lo stemma). Quello centrale fu costruito da Ludovico il Moro, duca di Bari, nel 1494. Ben visibile nello stemma è il biscione degli Sforza di Milano, i quali, avendo aiutato re Ferrante a sconfiggere il principe di Taranto, ebbero in cambio il ducato di Bari (1464-1557).
 
I capitelli, sia dei matronei che della navata, sono quasi tutti del X-XI secolo (materiale di reimpiego dalla residenza catepanale) e qualcuno dei primi anni del XII secolo, forse della stessa bottega del Maestro della cattedra di Elia, come indica il capitello dell’arcone trasversale con la testa leonina. Di derivazione bizantina sono le tipiche forme floreali con e le foglie spinose di acanto. Sono capitelli pseudo-corinzi, in quanto, mantenendo la semplicità dei capitelli corinzi, vi inseriscono tut­tavia elementi provenienti dall’architettura cristiana mediorientale, specialmente siriana (i gambi più o meno lunghi, o i calici da cui fuoriescono delle foglie). Più vivaci sono i capitelli prossimi all’arcone trasversale, nei quali le foglie sembrano sprizzare da altre sottostanti dando l’impressione di fuochi d’artificio in pietra. È come se, avvicinandosi al cuore del luogo sacro, l’entusiasmo e l’intensità crescessero di tono.
Alla colonna destra successiva ai tre arconi è addossato il bel pulpito in legno, parte di quel programma decorativo avviato dal priore Giovanni Montero nel 1655. In realtà sembra che già nel 1652 venisse smontato il pulpito trecentesco e sostituito con uno di legno decorato, e che successivamente il Montero lo arricchisse delle pitture. Vi lavorò l’artista barese Alfonso Ferrante dal settembre 1658 alla fine dell’anno successivo. Partendo dal lato rivolto al presbiterio vi sono raffigurati S. Vito (sembra), S. Domenico, S. Nicola, l’Immacolata Concezione, S. Antonio, S. Cristoforo (notevole per il dinamismo) e S. Leonardo.