Mediterraneo frontiera di pace



 

Bari capitale dell’unità della Chiesa

 

    «Guardando oggi questa chiesa [la Basilica di San Nicola], mi viene in mente l’altro incontro... È la seconda volta in pochi mesi che si fa un gesto di unità così... Credo che potremmo chiamare Bari la capitale dell’unità, dell’unità della Chiesa». Queste tra le prime battute del discorso di papa Francesco di fronte ai vescovi del Mediterraneo riuniti nella Basilica di S. Nicola per trattare del tema della pace. 

    Un incontro di grande importanza che ricalca in qualche modo l’esperienza del 7 luglio 2018. Esperienza straordinaria quest’ultima, sottolineata anche dal ricordo del pontefice che ha detto: «quella era la prima volta, dopo il grande scisma, che eravamo tutti insieme». Una frase estremamente significativa che esprime il modo nuovo in cui la Chiesa sta camminando nel presente per convergere verso l’unità. Lo osservavamo già in quell’occasione raccontando l’incontro nei termini di un concilio (cf. E. Albano, Il Concilio di Bari, in O Odigos 2018-03, 3). Certo non un concilio dogmatico-dottrinale. Ma è proprio qui la novità da cogliere nei segni dei tempi. Il mondo di oggi chiede alla Chiesa universale una presenza e una testimonianza che sia prima di tutto incarnazione del vangelo di Cristo per tutti gli uomini. In questa missione la Chiesa tutta si scopre sempre più vicina, e sempre più accomunata da ciò che la unisce.

    A conferma di ciò, anche quella del febbraio 2020 è stata una prima volta: «questa è una prima volta di tutti i vescovi che si affacciano sul Mediterraneo» ha continuato nel suo discorso papa Francesco. L’incontro ha avuto lo scopo di avviare «un processo di ascolto e di confronto con cui contribuire all’edificazione della pace in questa zona cruciale del mondo». Esso è animato dal clima «di fraternità e collegialità», in un dialogo di «convivialità». Forse è proprio questo clima che costituisce il «nuovo paradigma» del cammino di unità dei nostri tempi. 

    Non pare dover passare in secondo piano che il riconoscimento di questa nuova modalità di incontro tra i cristiani tra loro e tra i cristiani e i fratelli di tutto il mondo passi in modo speciale da Bari. È vero, papa Francesco ha incarnato questa modalità in tante occasioni: tra esse ricordiamo gli incontri a Lesbo (2016), a La Habana (2016), a Lund (2016), ad Abu Dhabi (2019). È anche vero, allo stesso tempo, che tra essi la città di Bari ha reso visibile - forse più di tutti - una via comune da percorrere. Sarà probabilmente per la sua riconosciuta importanza «per i legami che intrattiene con il Medio Oriente come con il continente africano», o anche per quanto tali legami siano «segno eloquente di quanto radicate siano le relazioni tra popoli e tradizioni diverse». A partire da esse nasce il riconoscimento per il lavoro di «dialogo ecumenico e interreligioso» che la Diocesi si impegna a porre, al fine di «stabilire legami di reciproca stima e di fratellanza» tra gli uomini. 

    Questo ha portato la scelta personale di papa Francesco di voler incontrare un anno e mezzo fa proprio a Bari «i responsabili delle comunità cristiane del Medio Oriente, per un importante momento di confronto e comunione, che aiutasse Chiese sorelle a camminare insieme e sentirsi più vicine». Questo ha condotto un anno e mezzo dopo lo stesso pontefice a dichiarare Bari capitale dell’unità della Chiesa! 

    Preghiamo il Signore, per intercessione della Beata vergine Maria Odegitria e di San Nicola, di aiutarci innanzitutto a leggere questi segni dei tempi per poter essere sempre più consapevoli della vocazione che il Signore ci ha affidato e impegnarci a camminare per la via che Egli apre davanti a noi, invitandoci al cammino... insieme

 

Emmanuel Albano, O Odigos 2020-01, Editoriale