Ruolo della congrega

   Il discorso sulla ricostruzione della chiesa ci ha spinti fino alla fine del XIX secolo. E’ opportuno quindi tornare alla metà di quel secolo per riprendere la narrazione delle vicende della comunità domenicana barese.
   Come si è detto i frati di Bari erano rimasti particolarmente delusi allorché la provincia di Puglia nel 1853 fu nuovamente annessa a quella di Napoli. Come comunità si sentì anche umiliata dalla riduzione a casa filiale di Trani nel 1857. Che la situazione stesse addirittura per peggiorare se ne ebbe la sensazione allorché fu promulgato il decreto luogotenenziale del 17 febbraio 1861 che disponeva la soppressione dei conventi della Regni (che in fondo non faceva che estendere al sud l’analogo provvedimento al nord, del 29 maggio 1855).
    Dopo il convento di Taranto, evacuato il 23 XII 1861, fu soppresso quello di Gallipoli (poco prima dell’8 maggio 1862), quindi quello di Bari nel maggio-giugno del 1864. I frati ripararono a Trani in attesa di tempi migliori. Ma anche Trani era in difficoltà, e prima chiuse il collegio (dicembre 1864- gennaio 1865) e poi il convento (30 novembre 1865).
A seguito di questa soppressione del 1864,  il convento di Bari fu subito  requisito e in parte fu adibito  ad asilo d’infanzia, il primo del genere a Bari, in parte (poco dopo) a caserma.
    Un domenicano però si fermò presso la chiesa di S. Francesco sfruttando la circolare governativa del 3 dicembre 1866 che permetteva di dare un servizio presso la chiesa[1] . La cosa era facilitata anche dalla presenza della Congrega di San Domenico (fondata il 10 febbraio 1844, approvata il 26 da Ferdinando II), alla quale le autorità civili riconoscevano solitamente il diritto ad avere un padre spirituale. Fu così che l’abbandono forzato del convento non significò la fine di ogni presenza domenicana a Bari. Questa in realtà non si era mai interrotta, in quanto con la motivazione (o pretesto) di essere il padre spirituale della Congrega di S. Domenico, il padre Domenico de Toma non aveva mai lasciato la chiesa in questione. Ed era lui il padre spirituale che la Curia arcivescovile riconobbe come parroco della chiesa il 29 maggio 1887, dando così alla sua presenza una maggiore solidità. Anche la Congrega si sentiva più ufficialmente riconosciuta, tanto da dare alle stampe le sue regole[2].
   Grazie a questo filo ininterrotto costituito dalla presenza del de Toma, una ventina d’anni dopo i confratelli della Congrega arrivarono addirittura a chiedere al maestro generale a mandare nuovamente una comunità di frati domenicani a Bari. Ci è pervenuta la risposta del maestro generale:
Noi fra Andrea Frühwirth, Dottore in Teologia e Maestro Generale dei PP. Predicatori alla venerabile Congrega di S. Domenico, eretta nella nostra chiesa di S. Francesco da Paola della città di Bari, salute e pace in Gesù Cristo.
 Non potendo, diletti figli,  per deficienza di Religiosi accogliere la vostra pia proposta di inviarvi una piccola Comunità di Frati del nostro Ordine a spirituale conforto e guida delle vostre anime, sento la necessità di manifestarvi la mia gratitudine per il filiale affetto e devozione che non solo alla nostra umile persona ma a tutto l’Ordine del S. P. Domenico ancora mostrate.
Noi altamente lodiamo queste benevoli disposizioni del generoso vostro cuore, e vi esortiamo a perseverare anche per l’avvenire: supplicando assiduamente la Vergine Regina del S. Rosario, affinché voglia moltiplicare  i discepoli del suo servo fedele S. Domenico di Gusman, e rendere per questa via appagati i vostri pii desideri. E’ stato per Noi gran dolore il non aver potuto alla vostra istanza dare favorevole risposta: la nostra gioia però sarà grande se in appresso ci sarà concesso dal Signore di poter aprire in questa popolosa e religiosa città di Bari una piccola casa di Frati Predicatori, imperocché è nostro vivo desiderio di far risorgere al suo antico splendore cotesta provincia domenicana che s’intitola di S. Tommaso d’Aquino, celeste patrono di tutte le scuole cattoliche.
   Frattanto noi continueremo a considerarvi sempre come affezionati e devoti Nostri figli ed estenderemo a vostro vantaggio spirituale le nostre preghiere e sacrifizi, tutti i privilegi e immunità e indulgenze, delle quali finora avete goduto; Noi vogliamo che anche in appresso ne godiate. E s’abbia che ogni cosa sia mantenuta nelle forme del Dritto Canonico, Noi riteniamo presso di Noi medesimo e ci manteniamo il Dritto che possediamo sopra la Chiesa di S. Francesco da Paola di Bari come sopra proprietà del nostro S. Ordine, facendo voti che presto con l’aiuto di Maria santissima ci sia dato di riprenderne la religiosa direzione.
  A segno di nostro paterno affetto vi impertiamo la santa benedizione.
Data dalla nostra residenza, Roma li 9 agosto 1898.
Luogo del sigillo generalizio. Fr. Andrea Frühwirth, Maestro Generale dei Predicatori
“Questo decreto del P. Generale dei Predicatori è stato da me copiato dall’originale che trovasi presso  il sig. D. Natale Boccasile in Bari. Bari 28.12.1903. P. Domenico de Toma dei PP. Domenicani. Presidente dei Domenicani di Bari, Rettore di S. Francesco da Paola e Direttore della Congrega di San Domenico sotto il Patrocinio del SS. Rosario, esistente nella nostra chiesa di S. Francesco da Paola”[3].
   Curiosamente, proprio mentre la Congrega faceva di tutto per avere i frati, ecco che si verificò il primo dissidio col de Toma in veste di parroco. Nel 1901 il priore della Congrega richiamò il parroco De Toma ad attenersi alla convenzione del 1887, e di non dimenticare che l’unico ed assoluto padrone della Chiesa era la Congrega. Di conseguenza, se non voleva adeguarsi avrebbe potuto lasciare la chiesa di S. Francesco di Paola e insediarsi nella vicina chiesa della Madonna dell’Arco, che da qualche tempo erasi riaperta al culto. Il de Toma scrisse allora alla Sacra Congregazione del Concilio, ma la cosa si trascinò per alcuni anni. Non essendo più soltanto padre spirituale ma rettore della chiesa, il de Toma tentava di avere più voce rispetto ai diritti tradizionali della Congrega nelle celebrazioni in chiesa, nell’uso dell’Organo, nei riti della settimana Santa, come pure nei diritti sulla questua.  Gli interventi della Sacra Congregazione del Concilio tra il 1903 e specialmente nel 1904, come pure quelli dell’arcivescovo di Bari, pur sforzandosi di regolare i rapporti fra la Congrega e il Parroco, furono piuttosto favorevoli alla Congrega[4]. Ciò nonostante, il fatto che i confratelli della Congrega si ritenevano unici padroni della chiesa, faceva sì che il riconoscimento di tanti diritti alla Congrega non era considerato sufficiente.  Le tante limitazioni rispetto al passato provocarono non pochi rancori e critiche verso la curia arcivescovile, oltre che verso il padre spirituale.
 
[1] Cioffari-Miele, I Domenicani, p. 531-532.
[2] Regole della Congregazione di S. Domenico sotto il Patrocinio del SS. Rosario in Bari, Bari 1889.
 [3] Il Libro della Cronava, cc. 75-76.
[4] Ivi, cc. 76-80. Da notare che è lo stesso de Toma a trascrivere tutti i documenti ufficiali nel 1905.