La ricostruzione della Chiesa di S, Francesco di Paola

Nel pieno della notte fra il primo e il 2 novembre del 1846  un incendio distrusse gran parte della chiesa. Non si riuscì a capire se si fosse trattato di un incendio doloso o meno. I frati fecero fatica a riprendersi e ad adottare le misure necessarie. Tanto che si mosse lo stesso arcivescovo Clary che scrisse al maestro generale per sollecitare i lavori:
 Vengo a significarle essere  purtroppo vero il desiderio ardentissimo di questa città vedere riedificata la chiesa di S. Francesco di Paola […] Sia intanto la Paternità vostra R. pienamente persuasa che io, e per il doveroso mio zelo pel decoro dell’Ordine, e dei tanti desideri di questi miei Filiani insisterò con ogni premura nell’adempimento delle promesse[1] .
Probabilmente quell’arcivescovo fu pure all’origine della supplica di 147 cittadini baresi al maestro generale  per sollecitare i lavori di restauro alla chiesa danneggiata dall’incendio:
Attestiamo qui noi sottoscritti e croce signati cittadini di Bari, come la chiesa del nostro santo avvocato Francesco di Paola, disgraziatamente distrutta da notturno incendio, non sia stata ancora riedificata, né alcun principio si è veduto dell’incominciamento dell’opera durante l’amministrazione del priorato del p. maestro Marinaci, siccome ci si era fatto sperare. Di più attestiamo che il volere concorde dell’intera cittadinanza è unanime nell’avere la detta chiesa inserviente a’ commodi degli esercizi di pietà e della divozione di noi altri cittadini, avuta in special modo cara da tempo immemorabile. In fede di noi nel manifestare l’ardente voto che abbiamo di avere la chiesa per esercitare la nostra divozione abbiamo firmato il presente[2].
      Nonostante però l’interesse di tanti personaggi. La ricostruzione risultò particolarmente difficile. In ultima analisi, infatti, le spese erano quasi interamente a carico dei frati. Quando finalmente i frati resero pubblica la gara di appalto, ebbero risposte incoraggianti. Ad esempio quando contattarono l’architetto Luigi Revest a proposito delle spese questi rispose di essere orgoglioso di contribuire alla rinascita della chiesa e che quindi avrebbe lavorato gratis:
Io ringrazio il priore e la comunità di S. Domenico, perché mi danno motivo di attribuirmi a gloria il prestare l’opera mia e la mia direzione ed assistenza nella fabbrica della chiesa del mio santo di Paola. Accetto con piacere singolare l’invito, e la comunità di S. Domenico non dovrà pensare a darmi alcun compenso; anzi io stesso interporrò i miei ufficii presso l’artefice Leopoldo Scorcia, affinché deponesse in quest’opera ogni pensiero di lucro, e mi adopererò ancora ad infervorare i divoti di S. Francesco di Paola, per frequentare le loro oblazioni [3].
    I frati ripresero fiato quando videro che oltre ad essere sostenuti dall’arcivescovo Clary potevano contare anche su la cura tutta indefessa dell’impareggiabile monsignor arcidiacono Vicario Generale Garruba.[4]   Quindi chiesero al re di poter fare una questua per tutta la città, cosa che ottennero, come avrebbero ottenuto il regio assenso in data  18 marzo 1854 di poter contrarre un mutuo di 2000 ducati.
    Avendo contratto vari debiti la chiesa tra il 1847 ed il 1853 era in gran parte ricostruita. Ai primi del 1854 venne però a crearsi una situazione pericolosa: mancavano le volte e la copertura, opere necessarie se non si voleva vanificare le fabbriche già compiute, ma i soldi non c’erano. Neppure la commissione istituita dal provinciale della provincia Regni (alla quale la Puglia era stata aggregata l’anno precedente), composta dai padri Alfonso Valente e Reginaldo Introna, sotto la direzione del priore Camillo Sabatelli, riuscì a smuovere le acque.
    Non andò in porto neppure l’iniziativa di chiedere un prestito al sovrano di 4000 ducati da restituire senza interesse a rate di 500 ducati l’anno. Nel febbraio del 1855 l’arcivescovo donò 50 ducati con l’obbligo di una messa piana il giorno dell’anniversario della sua morte. Ma era troppo poco rispetto alla somma necessaria. Tra l’altro si era commesso l’errore di fittare la masseria La Forgia, principale introito del convento, per otto anni. E quindi quei proventi erano indisponibili. Il 26 maggio 1857, giunto da Napoli il nuovo provinciale Costantino Rossini, nella visita che fece al convento dispose che non si facesse alcuna spesa per nessuna festività eccetto che per il Santo Rosario, nella speranza che i soldi risparmiati potessero risultare utili alla suddetta ricostruzione.[5]
    Cercando di rendersi conto delle cause del ritardo, il provinciale scoprì tra l’altro che a dirigere i lavori non era stato l’architetto Luigi Revest che intendeva prestare gratis la sua opera, bensì l’architetto Lo Foco. Ordinò quindi di richiedere i servizi del Revest, incaricandolo di verificare se tutto il denaro speso aveva ottenuto i corrispondenti risultati anche sul piano qualitativo.
Dal capitolo del 14 luglio 1857 veniamo a sapere che i due architetti ormai lavoravano insieme e, soprattutto, che il comune si era deciso ad intervenire con un contributo per la decorazione della facciata[6]. Probabilmente l’iniziativa del comune è da collegarsi  al fatto che nel 1858 si procedette a dei lavori di sistemazione della piazza Borbonica, l’attuale piazza Garibaldi antistante alla chiesa. Un anno dopo si parlava ancora di capitelli, di stucchi e lavori all’interno[7].
    Proprio quando i lavori sembravano avviarsi per il verso giusto, ecco che la bufera che portò all’unità d’Italia li interruppe nuovamente e a lungo.  Purtroppo il Libro della Cronaca si interrompe alla fine del 1859 per riprendere sia pure frammentariamente nel 1883 a proposito del rifacimento del sigillo conventuale. 
Tuttavia, registra la notizia della consacrazione, in questi termini:
Il giorno 24 ottobre 1897 la nostra chiesa di S. Francesco da Paola qui in Bari fu solennemente consacrata da Monsignor Antonio Lamberti, Vescovo di Conversano. In ogni anno  nel giorno 24 ottobre, anniversario della Consacrazione, si canta la Messa e si accendono le candele ad ogni colonna innanzi al segno della Consacrazione.  Bari 25 ottobre  1897. Il Direttore della chiesa P. Domenico de Toma de’ Predicatori, padre spirituale della Congrega[8].
 
 
[1] AGOP XIII, 25. Lett del 10.II.1847.
[2] AGOP XIII, 25
[3] Libro della Cronaca, c. 22.
[4] Ivi, c. 46
[5] Ivi, c. 61.
[6] Ivi, c. 66.
[7] Ivi, c. 68
[8] Ivi, c. 74.