I capitelli della cripta

Le 26 colonne della cripta reggono altrettanti capitelli uno diverso dall’altro, come diversa e varia è la provenienza. Grosso modo possono essere distinti in capitelli bizantini, nuovi o di reimpiego, e capitelli romanici. Reimpiegati furono certamente parecchi capitelli provenienti dalle chiesette bizantine distrutte per costruire la Basilica. Ad esempio, il primo scendendo in cripta rivela un’arcaicità ben anteriore alla chiesa stessa. Di formazione bizantina sono poi gli scultori che hanno rappresentato i pavoni alla fonte o le cornucopie. Secondo la Belli d’Elia, questi scultori educati ai modelli bizantini possedevano una tecnica consolidata da una lun­ga tradizione di artigianato ad altissimo livello. Se quasi tutti i capitelli portano l’impronta bizantina (o come reimpiego o come ispirazione), il carattere romanico è facilmente rilevabile in tre capitelli figurati nella navatella centrale di fronte alla tomba del Santo. Gli autori, portatori di esperienze diverse, erano forse meno raffinati, ma certamente capaci di imprimere alle forme scultoree una più vigorosa e rude impronta espressiva.
Il capitello dei leoni e degli arieti è esemplare della ricerca di soluzioni originali della nuova stagione artistica. Da esso, scrive lo Schettini, balza un vigore plastico e persino anatomico del tutto singolare ed autonomo, e scaturisce un insieme di gagliarda e personale forza di chiaroscuro.
Il capitello dei leoni e dei pavoni. Se nel capitello precedente l’angolo è formato da una testa di leone su due corpi, qui l’angolo è il punto d’incontro dei becchi dei pavoni. Lì vi sono teste di arieti fra corpi di leoni, qui teste di leoni fra i pavoni.
Il capitello dei pavoni e del grifo è piuttosto in posizione arretrata rispetto ai primi due di fronte alla tomba. È anche il più vario, avendo scene diverse sui quattro lati. In una vi sono i tradizionali pavoni che bevono alla stessa coppa (simbolo dell’universale mezzo di salvezza che è l’acqua battesimale). Sull’altro due pavoni si beccano reciprocamente. Sulla terza un grifo alato aggredisce un leprotto dall’espressione dolorante. Sulla quarta un levriero azzanna un timido coniglio.
I rapporti fra spazi e volumi nei suddetti capitelli figurati sono veramente innovatori. Prevale un “tondo” nelle sculture simile alle leonesse della cattedra di Elia. L’appiattimento delle sculture dell’epoca è superato dalla pienezza dei volumi e da quella plasticità che diverrà dominante a partire dalla metà del XII secolo.