Spagna, Portogallo e America latina

Il biografo di S. Nicola, Fray Pablo de San Nicolás[1], afferma che non c'è città spagnola senza una chiesa o una cappella di S. Nicola.  Tuttavia, S. Nicola non è menzionato da P. David nei suoi «Studi sulla Galizia e il Portogallo» del 1947 (p. 212) là ove parla di santi orientali il cui culto era entrato in Spagna.  C'è però un inno in suo onore nell'antico breviario di Tudela.  Molto belli sono poi i dipinti di ignoto maestro spagnolo del secolo XIII nel Museo d'Arte Catalana di Barcellona. 
Nella sua «Historia», Fray Pablo de San Nicolás poneva come prima testimonianza del culto in Spagna il prodigio di cui beneficiò San Juan de Ortega (+ 1163), di ritorno da Gerusalemme.  In segno di gratitudine per essere stato salvato durante una tempesta, costruì una cappella al santo nel deserto dei monti Oca, nonostante ne fosse ostacolato dai ladri e briganti della zona[2].
Lo stesso autore poi attribuisce a S. Francesco la costruzione di una chiesa (S. Nicola del Porto) a Costantina, nel regno di Siviglia (1247).  Mentre, al successore di Elia come arcivescovo di Bari, Risone (che egli chiama Boson), faceva fare un impossibile viaggio in Spagna nel 1118, aggiungendo: Desde este tiempo empezó a suscitarse en España la devoción de San Nicolás, erigiéndole iglesias en Tarragona, Barcelona, Tortosa, Gerona, Lérida, Solsona, Palamós, Balaguer, Rosellón y ciudades, villas y lugares de aquel Principado y sus marinas, donde el Santo ha obrado muchos milagros, y los Pontifices le han enriquecido con jubileos e indulgencias.  En Zaragoza que se sacó del poder de los moros el año de 1118, al punto se dedicò una Parroquia a San Nicolàs que está anexa al insigne Convento del santo sepulcro; y con la advocación del Santo hay templos, ermitas, altares en Teruel, Daroca, Tarragona, Albarracín, Balbastro, Huesca y Calatayud[3]. Fray Pablo ricorda anche che c'era una parrocchia a Valencia, già prima che la città si fosse liberata dei musulmani, e che da Valencia il culto giunse alle isole di Maiorca, Minorca e Ibiza.  
     Teresa Santander ricorda che una chiesa di S. Nicola esisteva a Salamanca sin dal XII secolo e che era stata consacrata nel 1182 dal vescovo don Vidal.  La stessa nel 1419 dal vescovo e dal podestà fu donata all'Università, e che poco a poco fu destinata alla sepoltura di coloro che morivano nel vicino ospedale.  La chiesa si vivacizzava il 5 e il 6 dicembre per la festa studentesca dell'obispillo (il ragazzo vescovo).  Fu demolita agli inizi del XIX secolo.  Juan Delmas si sofferma invece sulla chiesa di S.Nicola a Bilbao, il cui culto era legato al patronato sul mare.  Nel 1490 fu ricostruita.  La chiesa di S.Nicola, egli dice, occupa l'area più centrale e più bella della città.
 
La cattedrale di Alicante è dedicata a S. Nicola. Nella sua Crónica de la M. I. ciudad de Alicante, il Deàn Bendicho scriveva che desde el tiempo del Rey D. Jaime, prevaleció el uso de tener juntas y concejos generales en esta Iglesia del Sr. San Nicolàs.  Oltre questa di Alicante, le chiese artisticamente più interessanti sono quella di Avila (romanica), Bilbao (pianta ottagonale, ricostruita da I. de Ibero fra il 1743 e il 1756, con sculture di I. de Mena del 1754), Guadalajara (resti del coro gotico provenienti da Lupiana, sepolcro di alabastro di Rodrigo de Campuzano, morto nel 1488), Madrigal de las Altas Torres (XIII secolo, romanica, stile madéjar, absidi decorate da ordini di archi ciechi, torre simile ad un minareto).
 
    Come in Spagna, anche in Portogallo il santo di Bari è abbastanza conosciuto, come risulta dal volume di P. Querubim de Sousa[4], ove si parla di chiese di S. Nicola in varie città del Portogallo, senza tener conto delle numerose località che portano il nome del santo taumaturgo.  Da un libro portoghese di devozioni risulta che a Lisbona in Rua da Prata c'è una parrocchia di S. Nicola. Una è anche a Porto (ao Infante).
 
      Nell'America latina il culto di S. Nicola fu introdotto molto presto, non solo fra i colonizzatori provenienti dalla Spagna e dal Portogallo, ma anche fra gli indigeni.  Molte furono le chiese che furono costruite in suo onore.
      Su questo argomento mi sembra opportuno lasciare la parola a Pedro Delheye, osservando che il suo discorso sull'Argentina può essere agevolmente applicato alle altre popolazioni dell'America latina:  Desde tiempo inmemorial, tal vez desde la época de la conquista, y cuando aun los calchaquíes y chiriguanos poblaban estos territorios y tenían sus altares levantados al Sol, á la Luna y á llapa, arranca la fiesta que el primero de Enero de cada año se celebra en la ciudad de la Rioja en honor del Patrón de los Indios, San Nicolás de Bari».  A suo avviso la figura di S.Nicola fu utilizzata dai primi catechisti per comunicare in modo vivo il messaggio evangelico. «Para ello y conociendo la eficacia del medio inventado, ofrecieron á las tribus un ídolo sustituyente de los que adoraban en ese entonces y colocaron en los altares de sus deidades una imagen de San Nicolás de Bari, recomendada por su color trigueño y por los milagros portentosos que se le atribuìa, como elegida por el mismo Dios para protectora de los indios y de sus destinos».  La festa è grandiosa sia a la Rioja che a Malligasta[5]
Da parte sua, Juan Carlos Vera Vallejo cosi descrive il movimento di gente forestiera alla festa de La Rioja: Desde Córdoba, desde el Sud y desde el Oeste avanzan los últimos trenes con diez, con quince, con veinte coches; ya no hay más coches en el tren del Estado y es preciso poner furgones, porque desde Cruz del Eje y Serrezuela, desde Tinogasta y Catamarca, del Oeste y Los Llanos especialmente, son verdaderas caravanas de promesantes los que esperan el tren con la paciencia de su fe y de su resignación reconocida, porque el tren llega siempre atrasado…Se llega asì a Punta de los llanos y a Patquìa, donde espera aùn la gente de Tama y de Malanzàn, de Chilecito y de Famatina.  E continua ricordando i grandi sacrifici di questi pellegrini, il cui amore per S.Nicola glieli fa affrontare con una rassegnazione mista a gioia[6].
 
Degno di menzione è ciò che Fray Pablo de San Nicolás narra nella sua Historia a proposito di una chiesa costruita dai Gesuiti nel Paraguay: En el Paraguay, en la provincia de Erechalei, había un cacique o régulo tirano que se llamaba Guzu.  Los Padres de la Compañia que andaban en aquellas Misiones habían fabricado una Iglesia de San Nicolás.  Era la Iglesia de madera, y cubierta de paja gruesa.  El barbaro, por el odio que tenía a los cristianos, intentó quemarla, y llevando él y los suyos tizones encendidos para eso, y juntándolos con materias fáciles de arder, y corriendo viento fuerte nunca la pudíeron quemar.  El aire que había de encender el fuego le apagaba sobre el tejado de paja, quedando la Iglesia ilesa, y el cacique cansado[7].
 
    In Messico il culto si sta recentemente propagando, come dimostra la vivace comunità di Monterrey. Lo stesso vale per Cuba, ove una chiesa di S. Nicola è proprio nella capitale dell’Havana. Quanto al Venezuela, ricordo che la festa di S. Nicola è celebrata sia dall'Associazione pugliese di Caracas che dal Collegio Tedesco sempre di Caracas.   Nella chiesa della Missione Italiana la sua statua si trova in un ambiente sulla destra appena si entra.  Chiese abbastanza attive si trovano anche in Brasile e Uruguay.