La Russia

 La prima notizia pervenutaci del culto del Santo in Russia ci è fornita dal “Racconto degli Anni   passati” (redatto definitivamente verso il 1110 da Nestore) il quale all'anno 882 scrive che sulla tomba di Askold, uno dei primi principi variaghi scesi in Russia, tale Olma costruì una chiesa di S. Nicola.
Dall'annalista Nestore (Vita di S. Teodosio) veniamo a sapere che nel 1036 a Kiev c'era una chiesa ed un monastero di S. Nicola.  In quest'ultimo S. Antonio di Pecersk inviò la madre di S. Teodosio che desiderava farsi monaca.
Una tradizione racconta che, nel 1113, Mstislav, principe di Novgorod e figlio di Vladimir Monomaco, essendosi perduto in un bosco dopo una partita di caccia protrattasi sino a tarda sera, quando aveva perso ogni speranza vide una luce lontana.  La raggiunse e notò che la luce promanava da un'icona di S. Nicola, che era su di un albero.  Era l'icona che si venerava nel monastero femminile di S. Nicola a Kiev.  La luce gli permise di orientarsi ed egli poté raggiungere la sua meta.  Come segno di ringraziamento fece fare dei lavori di rinnovamento nel monastero, che qualche tempo dopo fu cambiato in monastero maschile.
 
Altra testimonianza ci viene dalla Cattedrale di S. Sofia in Kiev, costruita nel 1037 da Jaroslav il Saggio sul luogo della sua vittoria sui Peceneghi.  In S. Sofia si conservava un'immagine di S. Nicola che più tardi fu detta di S. Nicola bagnato (Nikola Mokryi) a causa del seguente miracolo.
Vivevano a Kiev verso il 1090 un uomo e una donna molto devoti dei Santi Boris e Gleb e di S. Nicola.  Alla festa dei due santi martiri russi si recarono a Vyšegrad, ov'erano sepolti, e compirono i doveri religiosi che si erano prefissi.  Portarono con sé anche il figlioletto.  Al ritorno, mentre attraversavano il Dnepr, ad uno scossone della barca, il bambino sfuggi dalle mani della madre e finì nelle acque in piena.  Nessuna speranza di trarlo in salvo.  Si può quindi immaginare la disperazione dei due genitori.  Se la presero in un primo momento proprio con S. Nicola, poi decisero di aver fiducia nel Santo che tanto potere aveva presso Dio.  La mattina dopo, alle prime luci dell'alba, quando il sacrestano si recò ad aprire la Cattedrale di S. Sofia, sentì all'interno il pianto di un bambino.  Pensò che il custode che non avesse chiuso bene le porte. Quest'ultimo gli fece vedere che la porta era ben serrata. Non restava, quindi, che aprire.  Quando entrarono, trovarono un bambino tutto bagnato sotto l'icona di S. Nicola.  Mandarono subito a chiamare il metropolita che inviò degli araldi per la città a chiedere di chi fosse il bambino.  Così, i genitori vennero, e scoppiarono in lacrime di gioia dinanzi all'icona di S. Nicola che aveva restituito loro il figlio sano e salvo.
Con il miracolo di S. Nicola Mokryj, contemporaneo alla traslazione di S. Nicola da Mira a Bari, la fama del Santo, che già era grande, diventò immensa.  Tutte le città e i villaggi cominciarono ad avere chiese e icone del Santo. Il redattore della prima Vita di S. Nicola in russo inserì questo miracolo introducendolo con questa affermazione:  Vieni nella Rus’ e vedrai che non c’è città o villaggio, ove non si sia verificato un numero assai grande di miracoli di S. Nicola. Che poi la festa proprio in quegli anni attirasse un gran numero di fedeli è attestato dal celebre Nestore nella Lettura sui Santi Boris e Gleb. Che la traslazione a Bari avesse una grande ripercussione in Russia è dimostrato non soltanto dal grande numero di manoscritti contenente lo Slovo o perenesenii mošcej Sv. Nikolaja Cudotvorca , ma anche dal racconto del principe di Novgorod Mstislav che si rivolse nel 1113 a S. Nicola, avendo avuto notizia della sua traslazione a Bari. Quanto alla festa stessa è attestata la prima volta in un Mesjaceslov del 1144. Successivamente il taumaturgo di Mira entrò come protagonista in una delle più importanti opere dell’antica letteratura russa, il Povest’ o razorenii Rjazani Batyem (Racconto della distruzione di Rjazan’ ad opera di Batù), il cui nucleo più antico è del 1237-40 (con successive aggiunte).
In Russia dunque il Santo ebbe un impatto prevalentemente religioso, ma poco a poco entrò nella letteratura e nei canti popolari. Basti pensare alle byline, o canti epici.  Nelle leggende e nelle fiabe appare poi il vero S. Nicola del popolo sofferente e bisognoso.  In «S. Nicola e S. Cassiano» aiuta un povero contadino a tirar fuori il carro sprofondato nel fango; nel «Dono di S.Nicola» è costretto ad ingannare il profeta Elia per aiutare un povero e maldestro contadino; in «Nicola, l'amico di Dio» egli attraversa quella Terra russa che non trovava mai giustizia, e camminava di città in città, di villaggio in villaggio, dal fiume Volga alla Moskva, dal Dnjepr alla costa del mare per aiutare gli emarginati e i disprezzati, e tutti coloro di cui nessuno si interessa; nel «Pozzo della felicità», pur di salvare una povera vedova, la cui mucca stava per essere mangiata da un lupo affamato, fece di tutto per far fallire un'ordine in tal senso dello stesso Gesù.
Edicole, chiese e monasteri si moltiplicarono sino all’inverosimile. Solo a Mosca nei volumi del Sorok Sorokov vengono enumerate 52 fra chiese e cappelle. E la forza di questa devozione crebbe al punto di intraprendere lunghi ed estenuanti pellegrinaggi dalla lontana Russia sino a Bari. Il primo di questi, di cui si ha notizia, è quello del monaco Barlaam nel 1459, ma si intensificarono soprattutto a partire dalla fine del XVII secolo. Ed anche oggi sono quasi quotidiani gli arrivi di pellegrini russo-ortodossi alla Basilica di Bari.