La diffusione del culto dal V secolo alla traslazione a Bari (1087)

Qualche traccia di culto si registra nel quinto secolo.  Un encomio è attribuito al patriarca Proclo (380-446). In caso di autenticità, questo encomio va considerato come la prima testimonianza letteraria su S. Nicola. 
Il sesto è il secolo cruciale per il numero e l'importanza delle testimonianze sul vescovo di Myra.  La Vita  Nicolai Sionitae, che narra le vicende di un monaco archimandrita di Sion, un monastero non lontano da Mira, offre molte informazioni sul cristianesimo in Licia e per tre volte dà un'inconfutabile testimonianza sugli sviluppi del culto del Santo nella Licia.  Altri tre riferimenti letterari ci mostrano il culto del Santo che varca le frontiere della sua regione per insediarsi a Costantinopoli. Una prima chiesa dedicata al Santo nella capitale è menzionata dallo storico Procopio di Cesarea nel De aedificiis, che tratta delle chiese costruite o restaurate al tempo di Giustiniano (527-565). L'ultima testimonianza importante di questo secolo è il Frammento di Eustrazio, presbitero costantinopolitano.  Questi in una sua opera polemica contro coloro che ritenevano che le anime dei morti non avessero più coscienza di sé né potevano agire, tra gli altri esempi adduce anche l'apparizione di Nicola a Costantino. 
Il settimo secolo ci mostra il culto di S. Nicola che varca le frontiere del mondo bizantino per giungere ad esempio a Roma, con l'inserimento della Praxis de stratelatis in un Passionario Romano della prima metà del secolo. Il nome di S. Nicola si ritrova poi in un calendario palestinese georgiano.  La vastità geografica non deve però far credere ad un culto vivo e palpitante.
 
L'ottavo secolo si apre col famoso Encomio di Andrea di Creta scritto nel primo ventennio del secolo. Allo stesso periodo risale forse la prima Vita del Santo pervenutaci, scritta dall'altrimenti ignoto Michele Archimandrita. La testimonianza di Andrea è interessante, anche perché va ad arricchire le notizie contenute nella Vita Nicolai Sionitae a proposito delle Rosalie e delle feste di S. Nicola.
A questo secolo risalgono forse le due preghiere a S. Nicola nella liturgia di S. Giovanni Crisostomo, e il primo dei due inni attribuiti a Romano il Melode.  Interessante è anche la testimonianza di Teodoro, arcivescovo di Myra al secondo concilio di Nicea (787).  Questo è anche un secolo in cui cominciano a moltiplicarsi le chiese in onore del Santo e probabilmente anche le immagini.
Tra l’VIII ed il IX secolo si consolida e si vivifica il culto per una circostanza particolare. Era questa l'epoca delle invasioni arabe e nelle incursioni molte famiglie perdevano i figli che venivano rapiti e portati in cattività.  Il ricordo andava spontaneamente ai tre cittadini miresi salvati da Nicola dalla decapitazione e ai tre generali bizantini salvati dal carcere (la Praxis de stratelatis).  Nella speranza di rivedere i propri figli che erano stati rapiti dai Saraceni, molti pregavano appunto S. Nicola, il liberatore dei tre cittadini miresi e dei tre ufficiali bizantini. In tal modo colui che fino a poco prima era stato uno dei tanti santi bizantini balzava alla ribalta nel mondo dei devoti.
 
Su queste premesse il nono secolo divenne l'epoca d'oro per il santo vescovo di Mira.  Compilatori di martirologi e di sinassari, panegiristi, innografi e biografi si alternarono nel tesserne l'elogio.  Così dalla Sicilia alla Germania, da Costantinopoli alla Francia, in tutta l'Europa si diffuse il nome di Nicola, al punto che il panegirista Niceta di Paflagonia verso l'890 poteva affermare che Nicola era un super-Santo, un secondo redentore, ed un altro autore del X secolo aggiungeva che, dopo Cristo e la Madonna, Nicola era il Santo più invocato dai fedeli.
     Il grande successo di Nicola nel nono secolo spinse i fedeli a voler saper di più intorno alla sua vita.  Ma le notizie erano oggettivamente poche, quelle cioè tramandate da Michele Archimandrita, riprese dal patriarca Metodio e da Giovanni Diacono di Napoli.  Perciò un pò alla volta si cominciò ad attingere alla Vita del quasi sconosciuto Nicola di Sion e a dare al nostro Santo contorni più «precisi».  Questo lavoro di fusione di due personalità in una lo fece l'anonimo autore della Vita Compilata  intorno all'anno 900.  Così nel corso del decimo secolo si compì quella fusione e unificazione che incrementerà il culto di S. Nicola nei secoli, ma che sarà anche all'origine delle incerte vicende del Santo in questi ultimi tre secoli.