San Nicola e il patriarca Anastasio

Molti sono i racconti che stanno a significare l'importanza annessa da S. Nicola alle immagini che lo ritraevano e che venivano conservate a protezione della casa e della famiglia. Quello del Patriarca è un racconto greco molto antico che è andato perduto, ma che nel medioevo fu ricopiato da monaci russi.
Si narra dunque che un certo Aggeo, su richiesta di Teofane (cui era apparso in sogno S. Nicola), dipinse tre icone, una del Cristo, una della Vergine e una di S. Nicola. Per la benedizione Teofane invitò il patriar­ca, vale a dire il personaggio più importante di tutta la gerarchia eccle­siastica orientale. Nel racconto il patriarca è chiamato Atanasio, ma si tratta certamente di Anastasio, 730-754, contemporaneo dell'imperato­re Leone III Isaurico, colui che aveva iniziato la lotta contro le immagi­ni. Il patriarca dunque si compiacque delle icone di Cristo e della Madonna. Alla vista poi di quella di S. Nicola esclamò: "E chi ha dipin­to questa icona, questa immagine di S. Nicola di Myra? È una brutta immagine del figlio di Teofane e Nonna, che in questa forma di mae­stoso santo vescovo non gli somiglia affatto. E ordinò ad Aggeo di dipingere S. Nicola con vestiti più modesti, e a Teofane di togliere quel­l'icona, lasciando solo quelle di Cristo e della Madonna. Triste per l'of­fesa arrecata a S. Nicola, Teofane si adeguò, depositando l'icona in un ripostiglio.
Mentre erano ancora a tavola il patriarca fu chiamato su un'isola. Nel viaggio la nave cominciò ad imbarcare acqua e ad affondare. Suo malgrado, secondo l'uso comune anch'egli invocò S. Nicola. Questi accorse, ma prima di aiutarlo gli ricordò come l'avesse offeso ed insul­tato quando aveva consigliato a Teofane di buttare via la sua immagine. Con la bocca che farfugliava e che ingoiava spruzzi d'acqua il patriarca riconobbe il suo errore, e Nicola, che non sa ricordare a lungo il male ed apprezza i propositi di conversione, lo prese per le mani e lo tirò fuori dai flutti. Una volta in salvo, Anastasio non solo fu fedele al suo penti­mento, ma fece portare con tutti gli onori l'icona che aveva insultato nella Cattedrale di S. Sofia. Anzi fece costruire in onore del Santo anche una chiesa e un monastero. Ecco perché alcuni scrittori che vennero a conoscenza di questi ultimi fatti, invece di considerarlo come un nemi­co della vera Chiesa, cominciarono a chiamarlo "di santa memoria".