Dall'Olanda a New York - San Nicola diventa santa Klaus
Sembra che anche il famoso Santa Claus (S. Nicola) americano, comunemente tradotto in italiano con "Babbo Natale" (essendoci in Italia la Befana a fare le veci di S. Nicola), sia di derivazione olandese. A narrare per la prima volta questa storia fu lo scrittore umoristico americano Washington Irving, nel suo A History of New York by Diedrich Knickerbocker (1809), una storia dei primi colonizzatori olandesi.
Scrive Washington Irving: Gli ameni resoconti fatti dal grande Hudson e dal signor Juet, sul paese che avevano scoperto, suscitarono non pochi discorsi e discussioni fra la brava gente d'Olanda[ ...] Fu all'incirca tre o quattro anni dopo il ritorno dell'immortale Hendrik, che un equipaggio di onesti colonizzatori della Bassa Olanda salpò dalla città di Amsterdam per i lidi dell'America. [...] La nave sulla quale salparono questi illustri avventurieri si chiamava Goede Vrouw, buona donna di casa[...]. L'architetto, che era un uomo alquanto religioso, lungi dal decorare la nave con idoli pagani, come Giove, Nettuno, Ercole (abominevoli paganità che, non ho alcun dubbio, sono causa di disgrazie e di naufragio per più d'un nobile vascello), egli, ripeto, al contrario, lodevolmente eresse sulla prua una bella immagine di S. Nicola, con un cappello basso a larghe tese, un enorme paio di calzoni corti fiamminghi, ed una pipa che raggiungeva l'estremità del bompresso. [ ...] Il mio trisavolo annota che il viaggio (1626) fu straordinariamente prospero, perché, essendo sotto la speciale protezione del sempre venerato San Nicola, la Goede Vrouw sembrava dotata di qualità sconosciute ai comuni vascelli. Giunti alla foce dell'Hudson, la comunità indiana di un piccolo villaggio fuggì impaurita. Incoraggiati da questa vittoria non cercata, i nostri gagliardi eroi scesero a terra trionfanti, presero possesso del suolo come conquistatori delle Loro Potenze gli Stati Generali; e marciando impavidi, presero d'assalto il villaggio di Communipaw, nonostante esso fosse vigorosamente difeso da una mezza dozzina di vecchie indiane e di bambini. Guardandosi intorno furono talmente trasportati dalla bellezza del luogo, che non ebbero il minimo dubbio che il beato San Nicola li avesse guidati lì, come al posto stesso sul quale fondare la loro colonia.
Dopo un excursus sulle prime vicende della nuova città di New Amsterdam, con succose meditazioni storico-filosofiche, Washington Irving riprende, sempre con spirito umoristico, il discorso sul patronato di S. Nicola e le tradizioni a lui legate.
Né devo tralasciare di riferire uno dei primi provvedimenti presi da questa giovane colonia, perché esso mostra il sentimento religioso dei nostri antenati, e come, da buoni cristiani, essi fossero sempre pronti a servire Iddio, dopo aver prima servito se stessi. Così dopo essersi tranquillamente sistemati e aver provveduto al proprio conforto, si ricordarono di manifestare la loro gratitudine al grande e buon San Nicola, per la sua affettuosa protezione nel guidarli in questo luogo delizioso. Allo scopo costruirono dentro la fortificazione una bella cappella che consacrarono al suo nome. Egli prese immediatamente la città di New Amsterdam sotto la sua particolare protezione, e da quel tempo, e io spero per sempre, sarà il santo protettore di questa straordinaria città. In quegli anni lontani fu istituita la pia cerimonia, ancora religiosamente osservata in tutte le nostre antiche famiglie di buona tradizione, di appendere una calza sotto il camino alla vigilia di San Nicola: la qual calza al mattino viene sempre trovata miracolosamente piena; perché il buon San Nicola è sempre stato un grande elargitone di doni, specialmente coi bambini.
La narrazione di Washington Irving è condotta con fine umorismo, nobilitato da una notevole preparazione classica dell'autore, il che non dovette essere estraneo all'onorificenza tributatagli dall'università di Oxford. Dato però il carattere dell'opera, per quanto riguarda la storia della devozione e del folklore nicolaiano, sorge un problema che è stato diversamente risolto. Alcuni credono che l'umorismo è comunque basato su documenti autentici della prima colonizzazione olandese (E. Willis Jones). Altri che la figura di S. Nicola sia solo il parto della sua fantasia. Senza Irving non ci sarebbe alcun Santa Claus, afferma Charles W. Jones.
Scrive Washington Irving: Gli ameni resoconti fatti dal grande Hudson e dal signor Juet, sul paese che avevano scoperto, suscitarono non pochi discorsi e discussioni fra la brava gente d'Olanda[ ...] Fu all'incirca tre o quattro anni dopo il ritorno dell'immortale Hendrik, che un equipaggio di onesti colonizzatori della Bassa Olanda salpò dalla città di Amsterdam per i lidi dell'America. [...] La nave sulla quale salparono questi illustri avventurieri si chiamava Goede Vrouw, buona donna di casa[...]. L'architetto, che era un uomo alquanto religioso, lungi dal decorare la nave con idoli pagani, come Giove, Nettuno, Ercole (abominevoli paganità che, non ho alcun dubbio, sono causa di disgrazie e di naufragio per più d'un nobile vascello), egli, ripeto, al contrario, lodevolmente eresse sulla prua una bella immagine di S. Nicola, con un cappello basso a larghe tese, un enorme paio di calzoni corti fiamminghi, ed una pipa che raggiungeva l'estremità del bompresso. [ ...] Il mio trisavolo annota che il viaggio (1626) fu straordinariamente prospero, perché, essendo sotto la speciale protezione del sempre venerato San Nicola, la Goede Vrouw sembrava dotata di qualità sconosciute ai comuni vascelli. Giunti alla foce dell'Hudson, la comunità indiana di un piccolo villaggio fuggì impaurita. Incoraggiati da questa vittoria non cercata, i nostri gagliardi eroi scesero a terra trionfanti, presero possesso del suolo come conquistatori delle Loro Potenze gli Stati Generali; e marciando impavidi, presero d'assalto il villaggio di Communipaw, nonostante esso fosse vigorosamente difeso da una mezza dozzina di vecchie indiane e di bambini. Guardandosi intorno furono talmente trasportati dalla bellezza del luogo, che non ebbero il minimo dubbio che il beato San Nicola li avesse guidati lì, come al posto stesso sul quale fondare la loro colonia.
Dopo un excursus sulle prime vicende della nuova città di New Amsterdam, con succose meditazioni storico-filosofiche, Washington Irving riprende, sempre con spirito umoristico, il discorso sul patronato di S. Nicola e le tradizioni a lui legate.
Né devo tralasciare di riferire uno dei primi provvedimenti presi da questa giovane colonia, perché esso mostra il sentimento religioso dei nostri antenati, e come, da buoni cristiani, essi fossero sempre pronti a servire Iddio, dopo aver prima servito se stessi. Così dopo essersi tranquillamente sistemati e aver provveduto al proprio conforto, si ricordarono di manifestare la loro gratitudine al grande e buon San Nicola, per la sua affettuosa protezione nel guidarli in questo luogo delizioso. Allo scopo costruirono dentro la fortificazione una bella cappella che consacrarono al suo nome. Egli prese immediatamente la città di New Amsterdam sotto la sua particolare protezione, e da quel tempo, e io spero per sempre, sarà il santo protettore di questa straordinaria città. In quegli anni lontani fu istituita la pia cerimonia, ancora religiosamente osservata in tutte le nostre antiche famiglie di buona tradizione, di appendere una calza sotto il camino alla vigilia di San Nicola: la qual calza al mattino viene sempre trovata miracolosamente piena; perché il buon San Nicola è sempre stato un grande elargitone di doni, specialmente coi bambini.
La narrazione di Washington Irving è condotta con fine umorismo, nobilitato da una notevole preparazione classica dell'autore, il che non dovette essere estraneo all'onorificenza tributatagli dall'università di Oxford. Dato però il carattere dell'opera, per quanto riguarda la storia della devozione e del folklore nicolaiano, sorge un problema che è stato diversamente risolto. Alcuni credono che l'umorismo è comunque basato su documenti autentici della prima colonizzazione olandese (E. Willis Jones). Altri che la figura di S. Nicola sia solo il parto della sua fantasia. Senza Irving non ci sarebbe alcun Santa Claus, afferma Charles W. Jones.