Nicola riporta Adeodato ai genitori

Molto spesso nei quadri o nelle statue di S. Nicola si vede un ragazzo che porge un vassoio con sopra una caraffa. In altre raffigurazioni il ragazzo è quasi un bambino che viene afferrato per i capelli da S. Nicola mentre dei Saraceni a tavo­la guardano in alto. Trattasi di un celebre miracolo accaduto dopo l'an­no 826, quando i Saraceni, che la facevano da padroni nel Mediterraneo, conquistarono anche l'isola di Creta.
Il giovinetto Basilio era figlio di un contadino molto devoto di S. Ni­cola. La sera del cinque dicembre si recò in chiesa per i vespri che si ce­lebravano in onore del Santo. Durante la preghiera, ecco irrompere una folta schiera di Saraceni che selvaggiamente si diedero ad uccidere don­ne, vecchi e bambini. Le fanciulle e i giovani vennero invece legati e portati via con loro. Così anche Basilio fu portato via e donato all'emi­ro di Creta, che permetteva le loro scorribande nei paraggi dell'isola.
L'emiro, ammirando la bellezza del giovane, dispose che facesse da coppiere alla sua tavola. E così Basilio cominciò questa nuova vita, non tanto dura ma amareggiata dalla schiavitù e dall'esilio. Trascorse così un anno. Giunto nuovamente il giorno della festa di S. Nicola, il giova­ne fu colto dalla malinconia e a un certo punto cominciò a piangere. L'emiro, che pure gli voleva bene, gli chiese perché piangesse. Basilio gli rispose che stava pensando alla sofferenza dei genitori, che sicuramente ora più che mai soffrivano al ricordo della circostanza della sua scomparsa.
Infatti, in quel momento i genitori stavano discutendo, poiché la moglie non si capacitava come il marito si stesse preparando alla festa del Santo pur sapendo che proprio in quell'occasione era stato rapito il figlio, del quale non avevano saputo più nulla. Il marito, che a malape­na nascondeva il suo dolore, le disse che la disgrazia non doveva farli chiudere in uno sterile dolore. Dovevano invece aver fiducia nel Santo. Se il figlio era scomparso durante la sua festa, chissà che anche duran­te questa festa non fosse riapparso.
La moglie ascoltò le parole del marito, ed anche lei si accinse alla preghiera e alla festa.
Intanto a Creta, l'emiro, che non intendeva perdere il giovinetto, cer­cò di distoglierlo da quei pensieri. Poi, visto che non gli riusciva, gli disse che era meglio non nutrire inutili e vane speranze: Tanto nessuno ti può aiutare, disse, nemmeno quel Nicola che tu onori e che i tuoi ge­nitori stanno festeggiando. Non aveva finito di pronunciare l'ultima parola, che un vento si levò diventando sempre più impetuoso. Ad un tratto il giovane scomparve alla vista dei Saraceni che stavano banchettando, e che rimasero trasecolati.
In quell'istante i cani nel giardino del padre di Basilio cominciaro­no ad abbaiare. Pensando all'arrivo di altri ospiti, i genitori uscirono e videro un giovane vestito alla maniera dei saraceni. Non lo riconobbe­ro, ma in onore di S. Nicola lo accompagnarono dentro per dargli ospi­talità. Qui, ad un bagliore più vivido di luce, lo riconobbero e lo abbrac­ciarono, mentre Basilio faceva fatica a rendersi conto della situazione. Quando gli chiesero che cosa fosse successo, Basilio rispose di non saperlo. Ricordava soltanto che stava servendo a tavola dell'emiro e che le ultime parole di questi erano state: Neppure il tuo S. Nicola può sal­varti. Si era levato un vento impetuoso ed egli si era sentito trasportato in alto, e poi si era ritrovato nel giardino di casa.
Si può ben immaginare come la gioia inondasse i cuori non solo dei genitori ma di tutti i devoti del Santo.
In un'epoca in cui i Saraceni con le loro scorrerie terrorizzavano i cristiani, questo miracolo fu sicuramente il più celebre. Anche nel mondo occidentale divenne famoso e gli scrittori lo rielaborarono chia­mando Basilio Adeodato, l'emiro Marmorino, e così via. La vicenda di Basilio, intrecciata con altre che vedevano ancora in scena i Saraceni, costituirono uno dei pezzi teatrali più antichi apparsi in Europa.