Il mondo del denaro

Il pastore ladro va a rubare bestiame e oggetti della vicina chiesa di San Nicola. Il custode del tempio dall’ira, arrivò a dire all’immagine del Santo: “Se non mi restituisci una per una  le cose che stavano nella mia cella, non avrò nessuna prudenza ma, per offenderti, non cesserò di colpirti spietatamente per tutta la notte”. Nicola fece ammalare il pastore ladro, il quale rivelò il luogo della refurtiva. Dopo di che il Santo lo guarì.
 
Il tappeto. Un uomo devoto di Costantinopoli è caduto in povertà. Non avendo più soldi si accorda con la moglie a vendere l’ultima cosa che resta di loro proprietà, un tappeto, e così poter preparare la festa di San Nicola. Andando al mercato incontro un vecchio che glielo compra per 6 monete, e che però subito lo riporta alla moglie di lui. Questa pensa che il marito non l’ha più venduto, e al suo ritorno lo rimprovera. Ma il marito le mostra il denaro datogli dal vecchio e allora tutti e due capiscono che il vecchio era San Nicola. Fanno perciò avvertire il patriarca, e con tutto il clero festeggiano il miracolo.
 
Gli orecchini d’oro sono l’ultima cosa che è restata ad una coppia di Costantinopoli dopo che un brutto incendio ha distrutto la loro casa e i loro beni. Quando la donna va a venderli per poter preparare la festa di San Nicola incontra un venerabile monaco che glieli compra per 24 monete. Poi rendendole anche gli orecchini la esorta a celebrare la festa di San Nicola, suggerendole di recarsi ogni anno in quel luogo ove avrebbe trovato sempre 24 monete. Così accade e a poco a poco i loro beni crebbero prodigiosamente.
 
Le colibe sono delle torte o focacce che i cristiani d’oriente preparano in particolari festività liturgiche. Una volta un uomo ricco della località presso Costantinopoli era caduto in miseria e volendo celebrare la festa di San Nicola, pensò di vendere il suo mantello. Ma la moglie lo convinse a vendere la veste di lei, in quanto essa poteva restare chiusa in casa. Col denaro procuratosi comprò la farina e preparò una coliba, e col resto chiese al prete di cantare una veglia. Quando il vescovo benedisse le colibe, egli invece di mangiarle ne portò alla moglie. Questa le conservò in una cassapanca e quando la riaprì le colibe erano diventate brillanti e rubini. Proprio in quel tempo l’imperatore Costantino aveva perso un rubino e quando gli dissero che lo aveva il povero, l’imperatore pensando che glielo avesse rubato lo minacciò di morte. Ma come quello gli narrò la cosa anche l’imperatore rese gloria a Dio e al grande San Nicola.
 
I grappoli d’uva. E’ una racconto tanto frammentario che si può ricostruire solo nella sua sostanza. Un povero abitava vicino al monastero di San Nicola. Il custode di una vigna gli diede un panierino con dei grappoli d’uva. Quando al mattino il povero si alzò trovò che l’uva si era trasformata in pietre preziose. Allora gridò: “Il grande Nicola ha fatto questo! Sia magnificato il nome di Nicola!”. E divenne ricco.
 
Le trecento monete.  Il racconto sembra una variante abbreviata dell’episodio delle tre fanciulle. Un uomo divenuto vedovo e povero era rimasto solo con le tre sue figlie. Allora con le poche cose gli restavano comprò un po’ di grano, vino e pesci, oltre a dei ceri per la festa del Santo. Una notte mentre dormiva, San Nicola lo svegliò urtandolo: “Alzati vecchio, e accendi la luce”. Come accese la fiaccola il vecchio trovò un involto di cento monete, e poco dopo altri due involti uguali. E fu Così liberato sia dalla vergogna che dal peccato.
 
Il sepolcro. Un uomo ricco e pio camminando nei pressi della capitale trovò un cadavere abbandonato nei pressi di un monastero di San Nicola. Tornando qualche tempo dopo sullo stesso luogo incontrò un ragazzo che stava cercando il padre. Egli riferì che la salma era stata portata  nel monastero e lo accompagnò. Dopo aver pregato davanti al sarcofago il ragazzo chiese di vedere il padre. Aperto il sepolcro, invece del cadavere, trovarono un tesoro d’oro e d’argento, che diede un certo benessere anche ai monaci.
 
Il servo liberato. Epifanio, un ricco signore di Costantinopoli, avendo dimenticato dove ha nascosto una grossa somma di denaro, immagina di averla affidata ad una suo servo. Non potendo questi consegnargliela, lo mette in ceppi. Il povero prigioniero innocente invoca San Nicola, il quale appare ad Epifanio e gli ordina di liberare il servo. Gli rivela inoltre dove aveva messo il denaro. Quando Epifanio si sveglia trova il denaro e libera il servo.
 
Giovanni e Tamaride sono due devoti di San Nicola, ma come Giobbe anch’essi sono provati dal Signore. Un’irruzione di Saraceni li priva di figli, figlie e beni. La moglie impedisce al marito di vendere il mantello e va a vendere una sua veste ereditata dalla madre. Un merciaio sta per acquistarla per cinque monete, ma sopraggiunge un povero monaco e la compra per sette. Il merciaio alza la mano per colpirlo ma questa si paralizza. Sopraggiunge la festa di San Nicola e mentre Giovanni e Tamaride accolgono in casa gli amici ecco che entrano i figli e le figlie che erano stati venduti al governatore della Siria e impiegati come servitori a tavola. Si può ben immaginare la gioia di tutti. Una volta nella chiesa di San Nicola anche il merciaio si vede guarire il braccio avendo toccato il vestito comprato da Nicola.
 
Il tesoro dell’imperatore. Al tempo dell’imperatore Costantino c’era un povero suonatore di liuto che si recava sempre nella chiesa di S. Giovanni Battista. Questo Santo, visto che avevano sepolto un eretico nella sua chiesa, se ne uscì e andò a trovare San Nicola nella chiesa vicina. Qui chiese a San Nicola, famoso per le elemosine, di aiutare il suonatore di liuto. Nicola lo prese e lo guidò dove era il tesoro dell’imperatore. Qui prese un sacchetto di denaro e glielo diede. Cambiando tenore di vita, suscitò sospetti tra i funzionari dell’imperatore che, chiamatolo, lo interrogò. Il suonatore raccontò tutto. L’imperatore gli lasciò il denaro e si tenne per ricordo il sacchetto che San Nicola aveva toccato.