L'intervento durante una carestia

Tra gli episodi della vita di Nicola abbastanza costante è il miracolo delle cosiddette navi frumentarie. Anche in questo caso ci si trova di fronte ad un’impegnativa opera di carità del vescovo di Mira che, probabilmente, solo più tardi, nell’immaginazione dei Miresi, assunse i connotati del miracolo. E’ ancora Michele Archimandrita ad averci tramandato la più antica versione dei fatti:              
 
   Una volta, mentre mancava il grano nel territorio della Licia, approdarono nel porto di Andriake delle navi alessandrine, per sostarvi cariche di grano. I mercanti andarono a riferire la cosa a S. Nicola. Il Santo sopraggiunse ad Andriake dalla città di Mira e ordinò ai marinai di scaricare un pò del contenuto da ogni nave. «Così non moriremo di fame», disse. Quelli gli risposero che il grano era destinato al popolo della capitale e che non potevano accondiscendere alla sua richiesta. Il Santo ribattendo disse loro: «Scaricate da ogni nave cento moggi del vostro carico ed io mi preoccuperò della vostra impunità presso l'esattore di Costantinopoli».
Quelli si convinsero e diedero il grano facendo come egli aveva detto. Quindi, soffiando per loro un vento favorevole raggiunsero Bisanzio. Andarono per la misurazione del grano e riscontrarono che i loro carichi corrispondevano alla misura imbarcata ad Alessandria.  Allora essi si meravigliarono di questo prodigio e cominciarono a raccontare ai ricevitori i miracoli straordinari di S. Nicola.  E tutti glorificarono Dio che concede sempre la grazia a coloro che lo amano.
Il Santo intanto prese il grano e dopo averlo misurato lo distribuì a tutti.  E tutti allora ringraziavano Dio in ogni occasione poiché il grano che avevano ricevuto in dono da lui bastò loro per due anni.  Anzi, poiché ne avevano conservato una parte anche per la seminagione, seminarono le loro terre e godettero così dei benefici di Dio, per mezzo dell'intercessione del suo servo Nicola
 
      Come per l’episodio della dote alle fanciulle povere, la figura di Nicola si staglia in tutto il suo impegno per i deboli, con la particolarità che in questo caso i deboli non sono persone particolari ma l’intero suo gregge dei cristiani miresi. Se però i due episodi sono idonei alla caratterizzazione del Santo, comportano ugualmente delle difficoltà di datazione. Anche qui infatti mancano elementi per collocare cronologicamente l’accaduto.
      E’ opportuno ricordare come questo episodio richiama in qualche modo la vicenda di Sopatro narrata da Eunapio. Costantinopoli era divenuta una città continuamente bisognosa di grano da Alessandria. La perdita di un carico per colpa dei venti aveva determinato la morte di Sopatro, accusato di aver con atti magici diretto i venti altrove. Il che rende verosimile le reticenze dei capitani della storia di San Nicola di lasciare una parte del carico a Mira.
 
         Quanto agli altri dati della narrazione c'è da ricordare la gravità della situazione a Mira in quell'occasione.  Infatti, come si è detto, Myra con Patara era stata nel secolo precedente uno dei grandi depositi di grano dell'impero romano.  Ancora oggi si vedono le rovine del granarium costruito da Adriano nell'anno 130 presso Andriake, il porto di Mira.  E non sembra che patisse grossi danni nel violento terremoto del 141 d.C. La presenza del granaio potrebbe spiegare anche la sosta delle navi provenienti da Alessandria. Poco più di un decennio prima la stessa Alessandria era stata colpita dalla carestia, ma si era ripresa rapidamente grazie alla fiorente agricoltura presso le rive e sul delta del Nilo.